Con l’appellativo “governo balneare“, nell’era del pentapartito i notisti politici indicavano quei governi – quasi tutti a guida Democrazia Cristiana – che a seguito delle solite crisi pre-legge Finanziaria e alle dimissioni dell’esecutivo in carica, dovevano appunto guidare il paese durante il periodo estivo, fino al decisivo autunno con il documento di bilancio da presentare in Parlamento. Per poi andare alle consuete elezioni anticipate, un classico per oltre 20 anni di vita politica italiana tra gli anni ’70 e i ’90, eccetto che per l’inframezzo del regno di Bettino Craxi.
Oggi invece l’appellativo “governo balneare” calza perfettamente per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. E questo nonostante il gabinetto della prima premier donna italiana sia saldamente in carica e non ci sia alcun sentore di crisi interna alla maggioranza che lo sostiene. “Governo balneare” perché sia la presidente del Consiglio che la gran parte dei suoi ministri, se non lo sono ancora fisicamente, sono con la testa al mare, in spiaggia, magari con un mojito da sorseggiare.
Perché non si riesce a spiegare diversamente l’incidente di oggi alla Camera, quando la maggioranza ha approvato un ordine del giorno di Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) che impegna l’esecutivo a valutare l’introduzione di una nuova patrimoniale (sopra i 500mila euro). Ma come? Quindi non è vero che i paladini dei ricchi erano tutti a sinistra? C’è da ridere, se non ci fosse da piangere, al di là della bontà (o meno) dell’iniziativa di Fratoianni.
Anche perché da Palazzo Chigi filtra molto nervosismo per quanto accaduto oggi. Segnale che la maggioranza è sì coesa, ma ha sicuramente qualche problema nella gestione dei lavori parlamentari, accentuata anche dai continui distinguo della Lega di Salvini e di Forza Italia, mai così distanti come in questo momento.
L’episodio è di oggi, quindi avremo tempo domani di leggere paginate sulla figuraccia del governo Meloni, sulle manovre oscure della sinistra contro i ricchi, eccetera, eccetera. Noi preferiamo parlare di “governo balneare”, approfittando anche del fiume di inchiostro sprecato per raccontarci delle mirabolanti puntate al mare di Giorgia Meloni a Forte dei Marmi, al bagno “bipartisan” dai prezzi stellari. O (notizia di oggi) delle vacanze di Ferragosto in masseria, con la famiglia, “vieni a ballare in Puglia” Giorgia.
Che meraviglia l’Italia politica balneare. Quella che non si accorge della trave che gli si sta infilando in un occhio, ma vede benissimo l’insignificante pagliuzza che gli si posa sul vestito griffato appena acquistato a peso d’oro. Che meraviglia l’Italia del giornalismo che non c’è più, che fa passare sotto silenzio l’incredibile vicenda di Michele Santoro e Guido Ruotolo, prima indagati e poi “pedinati e spiati come delinquenti” solo perché continuano ad insistere a voler fare il proprio lavoro seriamente, al servizio della verità e di quella libertà (in teoria) garantita dalla Costituzione.
Che meraviglia l’Italia politica balneare, dove le gravissime parole del presidente Mattarella sulla strage di Bologna e gli “ignobili depistaggi” sono passate così, come tre righe in un flash Ansa qualsiasi, nel silenzio assoluto delle istituzioni che dovrebbero amministrare la giustizia. Buone vacanze, Italia.





