Mentre in Italia l’arresto di 97 persone per mafia passa inosservato sulle prime pagine dei quotidiani, la notizia conquista l’attenzione internazionale. La BBC, attraverso il programma “Global News Podcast” – diffuso in 42 lingue e con un pubblico di oltre 300 milioni di famiglie – ha dato ampio spazio all’operazione “Millenium” contro il narcotraffico gestito dalla ‘ndrangheta coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, classificandola terza notizia principale a livello globale.
“Millenium”: 97 arresti in tutta Italia, tra clan storici e reati strategici
L’operazione, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Giuseppe Lombardo, ha coinvolto 14 province italiane da Nord a Sud (tra cui Milano, Roma, Bologna, Agrigento, Nuoro, Torino e naturalmente Reggio Calabria) e ha colpito alcune delle famiglie mafiose più potenti, in particolare i Barbaro di Platì e gli Alvaro di Sinopoli. I reati contestati spaziano dal traffico internazionale di stupefacenti allo scambio elettorale politico-mafioso, passando per estorsioni, minacce e infiltrazioni negli appalti pubblici.
Secondo Anna Sergi, professoressa di Criminologia all’Università di Essex, intervistata dalla BBC, l’indagine conferma non solo il ritorno in posizione dominante della cosca Barbaro nel traffico di droga, ma anche l’esistenza di una “Provincia” mafiosa, un livello superiore e collegiale che regola i rapporti tra i clan anche in territori storicamente rivali. “Un’organizzazione stabile, che sovrasta le singole articolazioni locali e le coordina”, afferma Sergi, definendo l’inchiesta “mastodontica”, con oltre 3.000 pagine per ciascuna ordinanza cautelare.
Un silenzio mediatico che pesa: la mafia percepita come “locale”
A sorprendere e preoccupare è la scarsa copertura giornalistica nazionale in Italia. “Purtroppo non mi stupisce per nulla”, afferma Sergi, che denuncia una dinamica ormai ricorrente: le indagini antimafia più imponenti sono spesso raccontate prima dai media internazionali che da quelli italiani. “È successo anche con Rinascita-Scott: oltre 400 indagati, ma se ne parlò solo dopo che i giornali stranieri la rilanciarono”.
La professoressa sottolinea anche la drastica riduzione della presenza di giornalisti nazionali in Calabria. “Oggi è rimasto un solo corrispondente, segno evidente della mancata volontà di monitorare cosa accade nel territorio”. Eppure, dice, ciò che avviene in Calabria anticipa tendenze e dinamiche che si estenderanno nel resto del Paese: “Quello che succede lì, succederà ovunque in Italia entro dieci anni”.





