Relazione Dia secondo semestre 2022, la ‘ndrangheta si conferma dominatrice della scena criminale. Nel giorno dell’annuncio di Nicola Gratteri a procuratore capo di Napoli, dopo una carriera finora interamente in terra calabrese a lottare contro la “malapianta”, la Direzione investigativa antimafia ha diffuso la consueta relazione semestrale sulla presenza della criminalità organizzata in Italia.
Il quadro non è dei più rassicuranti e quelle che emerge chiaramente è il predominio sempre maggiore della ‘ndrangheta, da anni ormai rafforzatasi con decisione rispetto alle altre organizzazioni criminali autoctone italiane. Non è certo una novità per chi segue le vicende della mafia calabrese, osservando ed analizzando il lavoro di procure in prima linea come quelle di Reggio Calabria, Catanzaro (fino a ieri con Gratteri), Milano e Torino.
Già, anche Milano e Torino, cui si aggiungono Reggio Emilia, Verona, Bologna. Perché solo nel nord Italia la relazione Dia censisce ben 65 locali (struttura di base dell’organizzazione criminale calabrese) di ‘ndrangheta. Una pervasività soltanto in parte intaccata dalle numerosissime inchieste degli ultimi anni, alcune delle quali ancora da chiudere per via processuale nei tre gradi di giudizio.
Relazione Dia secondo semestre 2022: le mafie silenti e finanziarie
Un altro passaggio fondamentale della Relazione Dia secondo semestre 2022 mette in evidenza la mutazione genetica delle mafie, ‘ndrangheta ancora una volta su tutte, meno propense che in passato all’uso della violenza pura ma attivissime nelle attività silenti quali la penetrazione del tessuto economico, la finanziarizzazione delle attività criminali, l’accaparramento fraudolento di fondi pubblici.
Come sia possibile tutto questo, lo spiega la Dia: “Gli elementi investigativi raccolti, infatti, confermano che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza e delle intimidazioni, sempre più residuali, con strategie di silenziosa infiltrazione e con pratiche corruttive. Le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni sempre più ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. Si tratta di “modi operandi” dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e PNRR)”.
Torneremo sulla relazione Dia secondo semestre 2022 (disponibile qui in versione integrale), con approfondimenti specifici sui vari territori e le diverse organizzazioni criminali.





