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Perché non possiamo dimenticarci del Covid-19

La stagione delle feste natalizie, degli aperitivi e delle cene con gli amici sta per arrivare nei suoi giorni clou; e mai come ora ci si sente lontani dal dicembre di due anni fa, al culmine della pandemia. Così in questo scorcio finale del 2022 abbracceremo i nostri nonni, ricordando a malapena il momento in cui era qualcosa di straordinario.

Forse è per questo che la notizia che infezioni, decessi e ricoveri da Covid in Italia restano ad un livello d’allarme (138mila casi, 800 morti e 9000 ricoveri nell’ultima settimana, qui i dati aggiornati) sembra essere stata rimossa dai più. La situazione, pur con qualche eccezione, resta ugualmente “severa” anche nel resto d’Europa e in particolare nel Regno Unito dove le nuove infezioni continuano a crescere a ritmo sostenuto.

Mesi di restrizioni e il dolore di aver perso i nostri cari, spesso senza poter dire addio, sono stati un trauma collettivo che tuttavia non sembra essere stato realmente affrontato come Nazione. C’è un notevole – e comprensibile – bisogno di “andare avanti” dalla pandemia, anche se questa è ancora intorno a noi. Il cambio di strategia del governo Meloni non ha aiutato, con alcune scelte molto discutibili (come la riammissione del personale sanitario no-vax) proprio mentre i posti letto in terapia intensiva tornavano a riempirsi.

Il risultato è un clima surreale di negazione. Ammalarsi ripetutamente di Covid-19 è diventata una specie di nuova normalità, nonostante la ricerca colleghi le infezioni ripetute a problemi di salute a lungo termine, comprese le malattie cardiache. Molte persone clinicamente vulnerabili alla morte per Covid sono ancora semi-recluse in casa, costrette a rinunciare ad incontrare gli amici o anche semplicemente ad uscire per una spesa, mentre i media e i politici guardano dall’altra parte. Nel frattempo, circa 17 milioni di persone in Europa (il 7% di chi ha contratto l’infezione da Sars-Cov2) sono alle prese con il Long Covid, circa 2 milioni in Italia.

Per non parlare dell’impatto dell’infezione di massa sull’economia sempre più fragile. Si dice che le persone con il Long Covid che devono lasciare il lavoro siano una delle ragioni principali per cui il numero di over 50 economicamente inattivi è recentemente aumentato, non solo in Italia. Poi c’è il peso di una forza lavoro che si ammala ripetutamente. Basta guardare come il Covid tra i lavoratori del SSN si è aggiunto alla già paralizzante carenza di personale negli ospedali, in particolare infermieri e Oss. Il Servizio sanitario nazionale che qualcuno là in alto diceva di voler proteggere durante i picchi della pandemia e i lockdown è stato rapidamente dimenticato.

Dopo quasi tre anni, è naturale che subentri la “stanchezza della regola”. I vincoli senza precedenti cui siamo stati sottoposti nella prima e nella seconda fase della pandemia da Covid-19 hanno creato la paura di tornarci. Tuttavia convivere con il virus non richiede di convivere con le restrizioni, ma solo alcune strategie intelligenti. Ma qui, sul fronte della comunicazione, abbiamo assistito ad un fiorire di allarmismo da parte degli opinionisti e virologi “star” televisive piuttosto che ad una seria, mirata e battente campagna informativa sulla prevenzione dei rischi d’infezione.

In Italia si è parlato poco o nulla del miglioramento della ventilazione negli edifici pubblici. Con il freddo periodo natalizio che vede un aumento della socializzazione al chiuso, allo stato attuale il governo sembra non aver pensato nemmeno ad una campagna informativa di salute pubblica per consigliare alle persone la cautela o l’auto-protezione; o anche semplicemente di aprire una finestra quando ci si ritrova in più di 4-5 al chiuso.

È stato dimostrato che le mascherine sono uno dei modi migliori per prevenire la diffusione di Covid, tuttavia è sempre più raro vederle indossate dopo l’eliminazione dell’obbligo. Addirittura c’è che si lamenta (l’ho sperimentato di persona) per la permanenza dell’obbligo in ospedali e Rsa. Su questo c’è da dire che, dopo alcuni tentennamenti, il ministro della Salute Schillaci ha annunciato che la prescrizione verrà prorogata anche oltre il 31 dicembre 2022.

Manca, come dicevamo, una raccomandazione generale all’uso della mascherina come protezione dall’infezione da virus, non solo Covid ma anche quello influenzale particolarmente “cattivo” quest’inverno. I politici dovrebbero dare per primi l’esempio, ma pare non sia così. Negli Stati Uniti, le autorità di New York hanno appena esortato i residenti della Grande Mela a indossare di nuovo le mascherine negli spazi affollati, e non c’è motivo logico per cui i nostri stessi leader non dovrebbero fare lo stesso. Il messaggio dei ministri può essere semplice ma potente: una tua piccola azione può salvare la vita di una persona clinicamente vulnerabile.

Infatti (ed infine) c’è il problema del rischio elevatissimo cui sono esposte le circa 500.000 persone immunodepresse in Italia. Sono soggetti che ottengono poca o nessuna protezione dai vaccini e che avrebbero bisogno di accedere a un regolare trattamento anticorpale (con gli anticorpi monoclonali). In Italia se ne parla pochissimo e non ci sono dati aggiornati per sapere quante persone abbiano potuto avere accesso a queste cure (a giugno 2021 erano solo 6mila). No, il Covid non è finito ma non è certamente solo colpa della sua virulenza.