Alessandra Kustermann, ginecologa, già primaria alla Clinica Mangiagalli di Milano, oggi impegnata nel progetto di una cascina per donne abusate, tra le altre cose, è anche consulente proprio del ministero alla Famiglia guidato da Eugenia Roccella. “Eh sì, faccio parte di un comitato tecnico scientifico sulla violenza. Eravamo stati nominati dal governo precedente e la ministra ci ha stupiti, perché non siamo stati sostituiti”, ha raccontato a «Repubblica».
Maternità surrogata: interviene la ginecologa Kustermann
A proposito dell’indicazione data da Eugenia Roccella ai medici di denunciare le coppie che fanno la maternità surrogata all’estero, la dott.ssa Kustermann ha detto: “È sbagliata, i medici non devono denunciare. Tra l’altro i casi non sono facili da scoprire. Gli unici che possono vederli, probabilmente, sono i pediatri, quindi il problema riguarda soprattutto loro. Ma per un pediatra il bimbo è figlio della persona che glielo porta, come fa a determinare che sia nato da una maternità surrogata? Può capitare che una volta ci vada il padre, una la madre, ma lui non ha strumenti per capire la situazione familiare. Cosa pensa la ministra, che ci trasformiamo in ispettori di polizia? Ci sono volte in cui la loro irragionevolezza rasenta il ridicolo”. La ginecologa ha chiarito: “I medici non denunciano mai a parte i casi limite, come quello del paziente che annuncia di voler commettere qualcosa di grave, un omicidio ad esempio. Quando un reato non è procedibile di ufficio il referto non si fa. Figurarsi che succede anche con le donne maltrattate. Se non ti dicono come si sono procurate le lesioni mica denunci. E qui si parla di vittime. In qualunque caso a un medico è vietato mettere suo paziente in condizione che può determinare un procedimento penale contro di lui”.
Il termine di reato universale? “Definizione non giusta”
In passato, a detta della dottoressa Alessandra Kustermann, è successo in passato qualcosa di analogo: “Ad esempio, a quando il governo di centrodestra, nel 2009, pensava di obbligare i medici a denunciare i clandestini, come quelli che si presentavano al pronto soccorso. Ma il medico non lo poteva e non lo può fare, punto. Hanno sbagliato persone allora e lo fanno anche adesso. Coinvolgano altri, anche se vista come è variegata la situazione all’estero quando si tratta di maternità surrogata, mi sembra molto difficile poter intercettare chi commette il reato. Ci sono Paesi, ad esempio, che nascondono l’identità della donna che porta avanti la gravidanza. Se quella persona rinuncia al figlio, e ha tutto il diritto di farlo, il bambino viene affidato solo al padre. Insomma, hanno fatto una legge con la quale non riusciranno ad individuare queste persone”. Anche l’uso del termine “reato universale” la ginecologa lo ritiene inappropriato: “Quando usano una definizione così drastica come quella di reato universale, vuol dire che ritengono sia perseguibile dalla legge italiana dovunque questo sia stato compiuto. Ma la definizione non è giusta. Universale vuol dire che è riconosciuto da tutti gli Stati dell’Onu come un reato. È il caso degli stupri di massa durante le guerre o del reato di genocidio. La gestazione per altri non è un reato universale perché in altri Paesi non è considerato proprio un reato”.





