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Draghi incontra gli studenti del Politecnico di Torino: stregato dal robot subacqueo

“Bravo, ora puoi respirare”. Un sorriso, una battuta per sciogliere la tensione e, forse, anche un pizzico di orgoglio cittadino. È così che il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, si è rivolto a Giovanni Pellegrino, 24 anni, studente del Politecnico, subito dopo il suo breve ma intenso dialogo con Mario Draghi. «È stata un’emozione fortissima», racconta al «Corriere della Sera» Giovanni, ancora un po’ scosso. «Dieci minuti in cui ho cercato di dare il meglio, con davanti personalità del calibro dell’ex premier. Spero di esser riuscito a raccontare tutto come si deve».

La scena si è svolta alle Ogr di Torino, poco prima della cerimonia di consegna di un riconoscimento a Mario Draghi. L’ex presidente del Consiglio, accompagnato dal rettore del Politecnico Stefano Corgnati e dal sindaco Lo Russo, ha fatto un giro tra gli stand dei team studenteschi, veri e propri laboratori in miniatura dove gli studenti esponevano progetti e prototipi all’avanguardia: dai sistemi di automazione alle soluzioni per la mobilità sostenibile.

Uno dei progetti che ha colpito maggiormente l’attenzione dell’ex presidente del Consiglio è stato quello del team PoliTOcean, nato nel 2017 e specializzato in robotica subacquea. Il gruppo, composto da circa 80 studenti divisi in tre aree – competizione, ricerca e sviluppo, comunicazione – ha presentato un ROV (remotely operated vehicle), ovvero un drone filoguidato progettato per operare sott’acqua.

«Draghi si è fermato davanti al nostro prototipo e ci ha chiesto se fosse in grado di effettuare operazioni di manutenzione subacquea. Gli abbiamo risposto di sì e gli abbiamo raccontato della competizione internazionale a cui partecipiamo ogni anno negli Stati Uniti: siamo il team europeo con il maggior numero di partecipanti», racconta Pellegrino, uno dei membri storici del progetto.

Ma la conversazione non si è fermata a una semplice curiosità. L’ex governatore della BCE ha voluto sapere di più: impieghi concreti, prospettive future, potenzialità industriali. «Gli ho spiegato», continua lo studente, «che il nostro drone può essere utilizzato per la manutenzione degli oleodotti, la mappatura dei fondali marini, la perlustrazione in aree pericolose, e persino per missioni di soccorso. Invece di mandare un sub in situazioni rischiose, possiamo inviare il drone: resta più a lungo in profondità, senza mettere a repentaglio vite umane».

Il dialogo si è poi spostato sul lato tecnico. Draghi ha osservato da vicino il telaio del dispositivo e ha chiesto se fosse realizzato interamente dal team. «Gli abbiamo spiegato che facciamo tutto in casa: progettazione, assemblaggio, test. A quel punto ho scherzato, dicendo che ci improvvisiamo ingegneri anche se ufficialmente siamo ancora studenti. Ma di fatto lavoriamo come una piccola industria».

Il commento finale di Draghi non è stato riportato, ma il suo sguardo – attento, curioso, partecipe – ha detto più di molte parole. Un riconoscimento, anche simbolico, al talento e all’energia delle nuove generazioni. Quelle che, in silenzio, progettano il futuro.