Il Terzo polo si è detto disponibile a votare la riforma del fisco del governo Meloni, a patto che tolgano di mezzo la propaganda e i “brand dannosi”. Il riferimento è ovviamente alla flat tax. Di tutto questo ha parlato in un’intervista concessa a «Fanpage» il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, che durante la scorsa legislatura, in qualità di presidente della commissione Finanze della Camera, ha lavorato alla riforma del fisco del governo Draghi, da cui sarebbe ripartita Meloni.

Marattin: “Delega fiscale di Meloni? Molto simile a quella di Draghi”
L’attuale esecutivo ha approvato la legge delega di Marattin chiamandola “rivoluzione fiscale”. Ma è davvero così? “È un intervento strutturale, di cui c’è bisogno, e riprende in gran parte sia la delega Draghi che il lavoro parlamentare che facemmo noi nel 2020 e 2021. Copre tutti i temi, ma essendo una delega dipende come verrà attuata. Ha anche un orizzonte molto ampio, due anni”. L’esponente del Terzo ha detto che essa è simile alla riforma voluta dall’ex governatore della Bce: “Riprende tutti quei temi, tranne il catasto. Dall’intervento sull’Irpef a quello sull’Iva, passando per Irap e Ires. Poi aggiunge delle cose, su alcune abbiamo un giudizio positivo come Terzo polo: sulla riscossione c’è un approccio molto equilibrato, distante da quello elettorale, e poi ci sono le aggiunte da social network che chiederemo al governo di togliere se è interessato al nostro voto favorevole”.

“Hanno preso la riforma di Draghi e ci hanno messo alcuni brand dannosi o inutili”, l’accusa pesantissima
Nessun elogio al governo Meloni, Marattin c’è andato giù pesante: “Hanno preso la riforma Draghi e ci hanno messo alcuni brand dannosi o inutili. La flat tax, se guardiamo la delega, non c’è. Non c’è nessun principio che dice ‘faremo un’aliquota unica sull’Irpef’. C’è solo un passaggio nella premessa, un’incursione del profilo Twitter di Salvini in Gazzetta Ufficiale. Chiederemo di toglierla, perché un conto sono le norme un conto la propaganda. C’è poi quella che chiamano flat tax incrementale per i dipendenti, che chiederemo comunque di togliere perché è un’inutile complicazione. Va sostituita con la detassazione completa dei premi di produttività e della contrattazione di secondo livello, che è un’operazione molto più semplice. L’intervento sull’Ires è sempre il nostro, ma il principio più assumi meno paghi è sbagliato. Per incentivare le assunzioni serve la decontribuzione. E cioè ogni volta che assumo qualcuno ci pago zero o meno contributi. La loro è un’operazione senza senso”.

Marattin critica Meloni: “Finché paga lei non è importante, ma se paga il paese è molto grave”
A proposito della partecipazione di Meloni all’ultimo consiglio europeo Marattin ha detto: “Festeggia come se avesse ottenuto qualcosa. Ogni Consiglio Ue finisce con un comunicato, quindi con delle parole e non con una legge. Ma stavolta anche le parole sono molto scarne. Ripetere che l’immigrazione è importante non è un successo, è una banalità. Giorgia Meloni non ha ottenuto nulla, perché la sua postura internazionale è molto incerta. Prima all’opposizione i suoi riferimenti erano i partiti sovranisti e i Paesi dell’area di Visegrad, poi ha iniziato litigando con Macron. Adesso vuole fare uno scambio con i contorni incerti tra il Mes e chissà cosa. Sta pagando un po’ di inesperienza a livello internazionale. Finché paga lei non è importante, ma se paga il Paese è molto grave”.





