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Covid, cosa c’è nella circolare del Ministero della Salute

Mascherine a chiuso, quarantena e smart working: cosa c’è nella circolare del Ministero della Salute sul Coronavirus? Nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno, dietro la precisa domanda di un giornalista, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha raccomandato il vaccino anti Covid solo ad anziani e fragili e ha escluso l’adozione di misure draconiane. Insomma, la leader di FdI, tutto sommato, ha confermato la linea “permissiva” della coalizione del centrodestra. Un conto è però fare opposizione, un altro è governare. Difatti, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha pubblicato circolari che prolungano l’obbligo di mascherina negli ospedali fino al 30 aprile 2023 e invitano a tenersi pronti in caso di peggioramento della curva dei contagi e delle ospedalizzazioni.

“Il nostro Paese deve prepararsi ad affrontare un inverno in cui si potrebbe osservare un aumentato impatto assistenziale attribuibile a diverse malattie respiratorie acute, prima fra tutte l’influenza, e alla possibile circolazione di nuove varianti di Sars-Cov-2, determinato anche dai comportamenti individuali e dallo stato immunitario della popolazione”, si legge nella circolare, in cui il ministero sottolinea anche la necessità di “evitare la congestione delle strutture sanitarie limitando l’incidenza di malattia grave da Covid-19”. Tutto questo mentre si assiste al reintegro sul posto di lavoro di quei medici e infermieri che avevano rifiutato il vaccino anti Covid e che per questo erano stati multati e sospesi temporaneamente. Vi sembra un’incongruenza? Non è la sola.

Nel documento, intitolato “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SarsCoV2 nella stagione invernale 2022-23′”, il governo Meloni sembra mettere le mani avanti (per paura forse di far finire l’Italia con la faccia per terra). L’uso delle mascherine (definite dal centrodestra un ‘bavaglio’ in più di un’occasione), viene lodato. Si legge infatti nel testo, “è efficace nel ridurre la trasmissione dei virus e nel caso in cui si documentasse un evidente peggioramento epidemiologico con grave impatto clinico e/o sul funzionamento dei servizi assistenziali, potrebbe essere indicato il loro utilizzo in spazi chiusi, finalizzato in particolare a proteggere le persone ad alto rischio di malattia grave”.

Per lo stesso motivo, “nel caso di un eventuale sensibile peggioramento del quadro epidemiologico, si potrà valutare l’adozione temporanea di altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti”. Parole che avrebbe potuto scrivere tranquillamente l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, spesso bersaglio di critiche da parte dell’opposizione di allora, che vedeva FdI e dunque Meloni. Comunque per ora la mascherina resta obbligatoria solo per i lavoratori, gli utenti e i visitatori delle strutture sanitarie e Rsa.

“I dati sono ancora in miglioramento. Laddove assistessimo a un aumento dell’incidenza potremmo consigliare nuovamente l’uso delle mascherine al chiuso e in assembramenti, ma non siamo in questa situazione”, ha precisato Schillaci su Raiuno. Forse anche per distinguersi dai predecessori, il ministro ha aggiunto: “Siamo per consigliare, puntiamo sulla responsabilità dei cittadini. Spero non ci sia più una situazione come quella di 3 anni fa, grazie ai vaccini siamo in una situazione completamente diversa”.

Il governo Meloni ha deciso comunque di salutare il Green Pass, che non servirà più nemmeno per accedere alle prestazioni mediche in pronto soccorso o per assistere un amico o un familiare nelle sale di attesa dei dipartimenti d’emergenza e dei pronto soccorso. Eliminato pure l’obbligo di effettuare un test rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi e per uscire dall’isolamento dopo aver contratto il Covid-19.

Se si risulta positivi al tampone, dopo 5 giorni senza sintomi sarà possibile tornare alla vita di tutti i giorni senza dover dimostrare di essere negativi. Per quanto riguarda l’autosorveglianza il termine dei 10 giorni è stato abbassato a 5, sempre con l’obbligo di indossare una mascherina Ffp2 se ci sono assembramenti. Anche in questo caso il via libera non richiederà più il tampone.