C’è una nuova sezione sul sito ufficiale del Ministero degli Esteri russo. Il titolo è inequivocabile: «Esempi di manifestazioni di russofobia». Ma a scorrere l’elenco riportato sotto, si ha più la sensazione di trovarsi davanti a una lista nera che a una raccolta di frasi ostili. Tra i nomi indicati come colpevoli di aver espresso posizioni «offensive» nei confronti della Russia figurano anche massimi rappresentanti delle istituzioni italiane.
A finire sotto accusa, con tanto di citazioni attribuite, sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Una scelta che ha provocato l’immediata reazione della Farnesina, che ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov.
Mattarella, Tajani e Crosetto nel mirino
A sorprendere non è solo la presenza di alte cariche dello Stato nella lista, ma anche la natura delle dichiarazioni contestate. Non si tratta di insulti o minacce, ma di interventi pubblici, pronunciati in sedi istituzionali, in cui veniva espressa una ferma condanna dell’aggressione russa all’Ucraina.
Nel caso di Mattarella, il Ministero degli Esteri russo cita due episodi specifici. Il primo è un passaggio della lectio magistralis tenuta nel 2024 all’Università di Marsiglia, in cui il capo dello Stato aveva definito l’invasione russa «un’aggressione paragonabile al progetto del Terzo Reich». Il secondo episodio risale all’anno precedente: durante le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della battaglia di Montecassino, il presidente aveva ricordato «la tragedia inumana del popolo ucraino» e sottolineato l’impegno dell’Italia per la pace, la libertà e lo Stato di diritto.
Dichiarazioni politiche, non ostilità
Nella lista appaiono anche due frasi attribuite ai ministri Tajani e Crosetto, risalenti al 2024 e rilasciate in interviste al quotidiano Il Messaggero. Il titolare della Farnesina aveva espresso l’auspicio di vedere sventolare le bandiere ucraine durante le celebrazioni del 25 aprile, festa della Liberazione. Il ministro della Difesa, invece, aveva affermato che “Putin vuole prendersi tutta l’Ucraina”. Parole che, nel contesto della cronaca politica e del dibattito internazionale, rientrano pienamente nel diritto di critica, senza mai travalicare i confini della diplomazia. Si tratta di dichiarazioni di posizione, forti ma legittime, che non contengono alcuna incitazione all’odio né attacchi personali.
La reazione dell’Italia: “Atto ostile e grave”
Immediata la risposta da parte del governo italiano. In una nota ufficiale, la Farnesina ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo Aleksej Paramonov, definendo l’iniziativa di Mosca “un atto ostile, grave e inaccettabile”. Il messaggio è chiaro: non si può bollare come russofobia la condanna di un’aggressione militare. Fonti diplomatiche fanno sapere che l’Italia ribadirà il sostegno all’Ucraina e che si aspetta chiarimenti formali da parte della Russia. Non è escluso che l’iniziativa di Mosca possa generare tensioni anche in sede europea e portare a una risposta coordinata da parte dei partner Ue.
Una strategia che isola ancora di più Mosca
L’inserimento di figure istituzionali europee e non solo italiane in una lista di “nemici” è una mossa propagandistica, che rischia però di avere effetti controproducenti. Invece di dividere il fronte occidentale, compatta governi e opinione pubblica attorno alla necessità di mantenere la pressione diplomatica e politica su Mosca. D’altronde, già in passato il Cremlino aveva diffuso elenchi simili, colpendo parlamentari, giornalisti, accademici, artisti. Ma mai prima d’ora erano stati coinvolti con questa evidenza i massimi vertici istituzionali di un Paese come l’Italia. La partita diplomatica, insomma, è appena iniziata. E l’Italia ha scelto da che parte stare.





