In un intervento al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre, la premier Giorgia Meloni ha toccato i principali nodi della politica estera italiana: Ucraina, Gaza e i beni russi congelati. Al centro del suo discorso, la posizione dell’Italia sul riconoscimento dello Stato di Palestina e il sostegno a Kiev “senza ambiguità”, ma anche senza invio di truppe.
«Una Palestina senza Hamas»
La presidente del Consiglio ha ribadito che Hamas deve essere escluso da qualsiasi ruolo politico nel futuro Stato palestinese. «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro Stato palestinese, e deve essere disarmato – ha dichiarato Meloni – per impedire che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale. Abbiamo avuto prova della ferocia di questa organizzazione anche nei confronti degli stessi palestinesi, con una serie di esecuzioni sommarie che consideriamo inaccettabili».
Secondo la premier, solo al verificarsi di queste condizioni l’Italia potrà riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, «come anche da indicazione di questo Parlamento». Meloni ha aggiunto che «il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate».
Gaza e la prospettiva di pace
Sul conflitto in Medio Oriente, la premier ha sottolineato che «dopo molto tempo la prospettiva di pace è credibile, ma le vicende delle ultime ore mostrano quanto l’equilibrio sia fragile». Meloni ha invitato la comunità internazionale a intervenire con «determinazione e pazienza» per disinnescare i rischi di una nuova escalation. «Il nostro sforzo per Gaza – ha aggiunto – fa giustizia delle troppe polemiche e menzogne ascoltate in questi mesi. Sono orgogliosa di rappresentare una nazione in cui la maggioranza dei cittadini sa distinguere tra il cinismo sbandierato a favore di telecamere e la solidarietà vera e silenziosa».
«Nessun soldato italiano in territorio ucraino»
Riguardo alla guerra in Ucraina, Meloni ha ribadito la linea di sostegno politico e militare a Kiev, ma senza l’invio di truppe italiane. «Lasciatemi nuovamente ribadire la posizione del governo: ciascuna nazione contribuirà agli sforzi dei Volenterosi per Kiev, ma l’Italia non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino», ha affermato la premier, ricordando che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e alle case bombardate dai russi». «Il nostro sostegno al popolo ucraino – ha proseguito – rimane determinato nell’unico intento di arrivare alla pace. L’ho ribadito anche a Zelensky pochi giorni fa, durante la nostra conversazione telefonica».
«Mosca pone condizioni impossibili»
La premier ha poi commentato con preoccupazione il nuovo atteggiamento del Cremlino: «Purtroppo poche settimane dopo l’incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin, la Russia ha nuovamente gettato la maschera, portando avanti tattiche dilatorie e ponendo condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace». Una frase che, nel contesto del nuovo scenario diplomatico, indica la distanza crescente tra Roma e Mosca sulle prospettive di negoziato.
«Sui beni russi servono legalità e prudenza»
Infine, Meloni ha affrontato il delicato tema dell’utilizzo degli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, ribadendo la necessità di rispettare il diritto internazionale. «Riteniamo – ha detto – che sia necessario rispettare il principio di legalità, tutelare la stabilità finanziaria e garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso».
La premier ha concluso sottolineando che l’Italia si presenta al vertice europeo «forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana», con «indicatori economici solidi che la rendono apprezzata dagli analisti e attrattiva per gli investitori». Un messaggio di fermezza e di equilibrio, mentre l’Europa si prepara a discutere di Gaza, Ucraina e nuove regole economiche comuni.





