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Meloni al seggio ma senza ritirare le schede del referendum: si può fare? Cosa dice la legge

La presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni ha dichiarato che si recherà al seggio per votare alle Europee, ma non ritirerà le schede del referendum sulla giustizia. Una scelta che ha fatto discutere, ma che è prevista dalla normativa vigente. Il Corriere della Sera ha chiarito la questione con un approfondimento in sette punti, a partire da quanto stabilito dal Ministero dell’Interno e con l’aiuto di costituzionalisti come Filippo Vari e Gaetano Silvestri.

È ammesso andare al seggio e non ritirare le schede? Sì. Come ricorda il Corriere in un lungo articolo uscito ieri 2 giugno 2025, il Ministero dell’Interno lo prevede espressamente: l’elettore può rifiutare alcune o tutte le schede referendarie. In tal caso, «non può essere considerato come votante e non deve essere conteggiato». Se invece ritira le schede e poi le restituisce senza votare, viene conteggiato come votante, ma la scheda risulta annullata.

Quando è valido un referendum? Secondo Filippo Vari, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università Europea di Roma, «perché il referendum abbia successo deve raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto, come prevede l’articolo 75 della Costituzione». In altre parole, non partecipare può diventare una strategia politica legittima: chi è contrario al quesito può puntare sul mancato raggiungimento del quorum. Quindi non ritirare le schede è un comportamento costituzionalmente corretto? Per il professor Vari, sì: «Ciò è in linea con la Costituzione. Ci si esprime in modo contrario cercando di non far raggiungere il quorum». È una forma legittima di espressione politica.

Che differenza c’è con l’astensione in cabina? C’è una differenza sostanziale. Vari spiega che «se ritiro la scheda e nell’urna mi astengo, contribuisco al quorum, ma il mio voto non viene contato né in un senso né nell’altro. Raggiunto il 50% più uno di partecipazione, contano solo sì e no. Le schede nulle o bianche non influenzano il risultato». Se ritiro una scheda e un’altra no, cambia qualcosa? Sì. Il quorum si calcola per ogni singolo quesito. Dice ancora Vari: «Ci possono essere quesiti che raggiungono il quorum e altri no, perché non tutte le schede sono state ritirate».

Esiste un obbligo di ritirare le schede? Secondo Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte costituzionale, «nessuno può obbligare l’elettore a ritirare le schede». Tuttavia, esprime qualche riserva sul principio: «Una volta che si dà il documento per la registrazione, è come se avesse votato. Perché non si va in gita a un seggio, ma per votare».

È un dovere votare anche nei referendum? Su questo, le interpretazioni divergono. Per Vari, «al referendum no, non è un dovere. La Costituzione, all’articolo 48, comma II, ha previsto il dovere civico del voto per il rinnovo degli organi rappresentativi, cioè Camera e Senato». Il referendum è invece considerato uno strumento di contropotere, e non elettivo. Più severa la visione di Silvestri: «Una cosa è la legittimità, un’altra la correttezza costituzionale. Non entro nelle scelte di nessuno, ma il principio è che c’è dovere di voto tutte le volte in cui lo Stato ci invita a votare. Elezioni o referendum non fa differenza. Non votare è una violazione del dovere di solidarietà politica del cittadino, richiamata dall’articolo 2».


Fonte:

Corriere della Sera, “Meloni al seggio senza ritirare le schede: si può fare? Sette domande per capire”, 2 giugno 2025. Con dichiarazioni di Filippo Vari e Gaetano Silvestri.