“È con dolore e profondo shock che abbiamo appreso da Amnesty International che uno dei nostri studenti iraniani, Mehdi Zare Ashkzari, che aveva studiato farmacia a Bologna, è morto a seguito di torture in Iran”. A pronunciare queste parole raggelanti ieri, lunedì 1° gennaio 2023, è stata Rita Monticelli, docente dell’università di Bologna, consigliera comunale e delegata del sindaco per i Diritti Umani e il dialogo interreligioso e culturale. Poco prima, aveva appreso la tragica notizia da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.
?Una notizia terribile #MehdiZareAshkzari è stato ucciso a botte con la tortura solo per aver preso parte alle manifestazioni in corso da settembre in Iran. Una morte che si aggiunge alle tante, troppe di queste settimane. Le parole del nostro portavoce @RiccardoNoury a @Tg1Rai pic.twitter.com/Jq9MizBZQI
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) January 1, 2023
Mehdi Zare Ashkzari, da tempo in Italia per i suoi studi all’Università di Bologna e poi per motivi di lavoro, sarebbe ritornato in Iran suo paese natale circa due anni fa. Il viaggio aveva motivazioni famigliari. “Sembra che volesse visitare la madre morente”W”, hanno fatto sapere da Amnesty International. “Esprimiamo tutta la nostra indignazione e dolore per lui e per tutti gli studenti iraniani che hanno perso la vita per la libertà di tutti. L’Università e il Comune di Bologna continueranno a chiedere giustizia e l’intervento delle istituzioni” ha detto la Professoressa intervenuta alla Marcia per la Pace a Bologna. Monticelli è anche coordinatore del Master Gemma a cui sta partecipando Patrick Zaki, già studente dell’Unibo incarcerato e vittima di torture in Egitto.
Secondo le prime testimonianze raccolte, Mehdi Zare Ashkzari sarebbe stato fermato e preso durante le proteste, poi torturato e, infine, rilasciato per evitare che si sentisse male mentre era in carcere. Poche ore dopo il rilascio è entrato in coma, fino a morire venti giorni dopo.
“Da Bologna mandiamo un pensiero fortissimo alla famiglia di Mehdi Zare Ashkzari, torturato in Iran e morto dopo 20 giorni di coma. A tutta la popolazione che lotta per questa libertà delle donne e degli uomini in Iran. Mandiamo un grande abbraccio fraterno e fraterno alla comunità iraniana che vedo qui”, ha detto il vicesindaco di Bologna Emily Clancy sul palco di Piazza Nettuno.

“Il nuovo anno inizia con questo messaggio per metterci in guardia sulle violazioni dei diritti umani nella regione di Swana e soprattutto in Iran. Unibo ora ha una nuova vittima della libertà di parola. Sfortunatamente, questa volta era troppo tardi per salvarlo. Alla sua famiglia e a noi tutto il mio cordoglio per questa grave perdita”, ha invece denunciato Patrick Zaki, lo studente Unibo egiziano arrestato in patria e rimasto in carcere dal 7 febbraio 2020 all’8 dicembre 2021. Zaky è tuttora accusato di reati di opinione davanti al tribunale del Cairo.
Decine di persone, tra cui tre minorenni, “rischiano l’esecuzione in relazione alle proteste in corso in Iran. Le autorità iraniane usano la pena di morte come mezzo di repressione politica per instillare la paura tra i manifestanti e mettere fine alle proteste”, scrive Amnesty Italia sul suo sito web, dove è possibile sottoscrivere l’appello finora firmato da oltre 34mila persone.





