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Giorgia Meloni sulla copertina del Time: “Dove sta portando l’Europa”

Tre anni fa era considerata un’incognita. O, per i più critici, un pericolo. Oggi, Giorgia Meloni è ritratta sulla copertina del settimanale statunitense Time come uno dei volti centrali della nuova Europa. Il titolo scelto dalla rivista è eloquente: «Where Giorgia Meloni Is Leading Europe» (Dove Giorgia Meloni sta portando l’Europa).

L’articolo è firmato da Massimo Calabresi e racconta l’ascesa della premier italiana, prima donna a guidare un governo nella storia della Repubblica, e oggi considerata una figura chiave nei rapporti transatlantici. Una parabola che ha sorpreso molti osservatori: da leader della destra radicale a interlocutrice affidabile per Biden, Von der Leyen e persino Donald Trump.

Una destra “nuova”, identitaria ma filo-occidentale

Secondo il Time, Meloni è riuscita nell’impresa di smarcarsi dalla retorica neofascista delle sue origini per diventare il punto di riferimento di quella che viene definita “destra patriottica responsabile”. Una formula che piace a Bruxelles e a Washington, perché abbina la lealtà alla Nato, all’Ue e all’Ucraina, a una narrazione identitaria che parla all’elettorato più conservatore.

Il settimanale sottolinea come la premier abbia mantenuto una postura atlantista, prendendo le distanze da Pechino e rafforzando i rapporti con gli Stati Uniti. Una traiettoria che ha stupito anche chi, nell’ottobre 2022, temeva derive à la Orban. E Meloni, nel colloquio con l’autore dell’articolo, lo dice senza giri di parole: «Lei è una persona onesta. C’è qualcosa del fascismo che la mia esperienza le ricorda, di quello che faccio al governo?».

Ombre interne: stampa, giustizia e diritti civili

Ma il profilo tracciato dal Time non è privo di contrasti. Se da un lato l’Italia di Meloni appare rassicurante sulla scena internazionale, all’interno emergono segnali che preoccupano i suoi detrattori. L’articolo elenca alcuni “tratti autoritari” che vengono attribuiti al governo: attacchi ai media considerati ostili, rafforzamento delle leggi sulla sicurezza, progetti di riforma della giustizia che mirano ad accentrare il potere dell’esecutivo, politiche migratorie molto restrittive, spesso impugnate dai tribunali e infine il discusso divieto della maternità surrogata anche all’estero, contestato da associazioni per i diritti civili. Meloni, interpellata su questi punti, respingerebbe le accuse, parlando di “pregiudizi ideologici” basati sul suo passato.

Il peso di un’identità costruita nella periferia romana

Il profilo della premier disegnato dal Time affonda anche nelle sue radici personali e politiche. Cresciuta nel quartiere popolare di Garbatella, figlia di madre single, senza una laurea, Meloni si forma nelle fila del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del vecchio MSI. Fa parte del gruppo dei “Gabbiani”, outsider animati da ideali di identità, riscatto e ordine. A 31 anni entra nel governo Berlusconi come ministra. Poi, nel 2012, fonda Fratelli d’Italia, portandolo in pochi anni dal 2% dei consensi alla guida del Paese. Il suo celebre discorso del 2019 («Sono Giorgia. Sono una donna, una madre, una cristiana, un’italiana») diventa il manifesto della sua ascesa e la cifra del suo stile comunicativo. Oggi, secondo il Time, la premier plasma un nuovo tipo di nazionalismo europeo: meno ideologico, più istituzionalizzato, ma non privo di venature illiberali.

Un equilibrio fragile tra anime diverse

L’articolo sottolinea come all’interno del suo governo convivano anime molto distanti: dagli ex missini nostalgici, come il presidente del Senato Ignazio La Russa, ai tecnocrati filo-europei, passando per conservatori moderati e sovranisti radicali. Questa eterogeneità non sembra però indebolire il suo potere. Anzi. FdI oggi è la forza egemone del centrodestra, e il suo modello politico inizia a fare scuola. Secondo il Time, anche leader come Ursula von der Leyen e Keir Starmer guardano con interesse alla formula di “destra nazionale e responsabile” incarnata da Meloni.

Una leader destinata a lasciare il segno?

Nel raccontare Giorgia Meloni, il settimanale statunitense non offre un ritratto agiografico né una condanna aprioristica. Piuttosto, pone una domanda: dove sta portando l’Europa questa nuova destra che parla alle periferie ma dialoga con le élite, che celebra le radici ma stringe mani in America? Una domanda ancora aperta, come la traiettoria della stessa premier italiana. Che piaccia o meno è oggi una delle figure più influenti dell’Occidente democratico.