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«Meglio del presidenzialismo, l’elezione diretta del premier» | Opinioni

Meglio del presidenzialismo, l’elezione diretta del premier. Parola del costituzionalista Tommaso Edoardo Frosini, ordinario all’Università Suor Orsola Benincasa, che ha firmato un editoriale su «Formiche». «Nella conferenza stampa di fine anno, la presidente Giorgia Meloni è tornata sul tema del presidenzialismo, coerentemente con quanto aveva già detto nel discorso programmatico alle Camere sulla fiducia e, soprattutto, in campagna elettorale. Anche stavolta ha fatto un esplicito riferimento al semipresidenzialismo francese, quale possibile modello da emulare», l’esordio dell’esperto. Frosini è poi passato a spiegare le ragioni per cui il premierato sarebbe da preferirsi.

«L’Italia ha conosciuto un’altra esperienza istituzionale di forma di governo cosiddetto del premierato. Per circa vent’anni gli elettori hanno votato per le elezioni parlamentari sapendo di concorrere a votare anche per il capo del governo. È stata la stagione del bipolarismo, con due schieramenti che si sono alternati al governo e con i rispettivi leader candidati alla presidenza del Consiglio. Un sistema che si è modellato su quello britannico, il cosiddetto “modello Westminster”, dove il leader del partito che vince le elezioni diventa primo ministro, salvo la possibilità, da parte dello stesso partito, di cambiarlo (come è accaduto, di recente, con Johnson e Truss)», ha scritto Frosini.

«La proposta che qui si vuole avanzare è quella di codificare in costituzione questo sistema attraverso l’elezione diretta del primo ministro. Un sistema che gli italiani conosco e apprezzano quando votano per il sindaco del proprio comune oppure per il presidente della propria regione», ha aggiunto il professore.

«L’elezione a suffragio universale del primo ministro rafforzerebbe la figura e il ruolo del capo del governo, il quale sarebbe l’effettivo titolare dell’indirizzo politico, con alcune prerogative costituzionali, quali il potere di scioglimento anticipato delle Camere e la revoca dei ministri. E con un Presidente della Repubblica, immutato nel suo ruolo e nelle sue prerogative, quale potere neutro e garante della Costituzione», ha chiarito Frosini su «Formiche». Così «Il capo del governo dovrebbe essere sostenuto da una maggioranza parlamentare, espressione di un sistema elettorale che premia, maggioritariamente, la lista o le coalizioni di liste che sostengono il candidato primo ministro. E con il meccanismo, già presente a livello locale e regionale, del cosiddetto simul stabunt simul cadent».

In conclusione? «Un governo scelto dal popolo per un governo di legislatura. Non è presidenzialismo ma neoparlamentarismo». Ossia «un’evoluzione del sistema parlamentare, di cui conserva il rapporto fiduciario, che si sviluppa nel senso di garantire stabilità e restituire centralità alla sovranità popolare. Per avere governabilità senza comprimere la rappresentanza», ha rimarcato Frosini.