Elisabetta Belloni è pronta a rientrare in Italia. L’ambasciatrice, attualmente consigliera diplomatica della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha comunicato l’intenzione di lasciare l’incarico a settembre. A rivelarlo è la Repubblica, che già a gennaio aveva dato notizia del suo passaggio a Bruxelles, dopo le dimissioni a sorpresa dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Ora arriva una nuova svolta. Opposta. Dopo appena sette mesi di lavoro al fianco della leader tedesca, Belloni ha deciso di tornare a casa, motivando la scelta con ragioni personali.
Il confronto con von der Leyen e la lettera d’addio
Secondo fonti europee concordanti, Belloni avrebbe parlato direttamente con von der Leyen in un colloquio faccia a faccia, anticipando la decisione di concludere il mandato. In seguito, avrebbe formalizzato tutto in una lettera destinata alla presidente della Commissione. Una comunicazione chiara, che però non è stata accolta con entusiasmo. Ursula von der Leyen avrebbe provato a convincerla a restare, senza però riuscirci. L’ambasciatrice ha confermato l’impegno fino all’ultimo giorno utile, con l’obiettivo di portare a termine le missioni diplomatiche in programma in Cina e Giappone.
Nessun nuovo incarico all’orizzonte: destinazione Arezzo
Al momento, il futuro di Belloni non prevede nuovi incarichi istituzionali. L’ex capo dei servizi segreti italiani ha scelto di ritirarsi nella sua casa di campagna nell’Aretino, per un periodo di pausa lontano dai riflettori. Una decisione coerente con quanto aveva confidato a persone a lei vicine: l’esperienza a Bruxelles, spiegava, sarebbe durata solo pochi mesi.
Le tensioni con Roma e le frizioni a Bruxelles
Il suo arrivo a Bruxelles, lo scorso gennaio, era avvenuto dopo settimane turbolente tra Palazzo Chigi e gli apparati di sicurezza italiani. Secondo quanto riferito da Repubblica, Belloni aveva comunicato le dimissioni a Giorgia Meloni il 22 dicembre 2024, tre giorni prima di Natale. Il giorno successivo aveva consegnato una lettera con cui ribadiva il carattere irrevocabile della scelta, poi ufficializzata il 15 gennaio 2025. La rottura con Meloni si sarebbe consumata progressivamente, a partire dal G7 di Borgo Egnazia del giugno 2024, dove Belloni ricopriva il ruolo di sherpa italiana. E nemmeno a Bruxelles il clima è stato sempre disteso: si parla di divergenze e attriti con il capo di gabinetto di von der Leyen, emersi nel corso dei mesi. Nonostante ciò, Belloni ha continuato a svolgere il suo incarico fino a oggi, come dimostrato dalla sua presenza – solo due settimane fa – al vertice sul Piano Mattei a Roma, accanto alla presidente della Commissione e alla premier italiana.
Il peso politico del gesto in un momento delicato per Bruxelles
La scelta di Belloni arriva in una fase cruciale per von der Leyen, alle prese con una mozione di sfiducia attesa all’Europarlamento il prossimo 10 luglio. Le principali capitali europee – da Berlino a Parigi, passando per Roma – spingono per un cambio di rotta su dossier chiave, esprimendo sempre più apertamente insoddisfazione per la linea politica della Commissione. In questo contesto, il passo indietro di una figura esperta come Belloni non può che pesare. Non solo per il momento, ma anche per il simbolismo politico. Non è un mistero, infatti, che l’ambasciatrice sia considerata da tempo una “riserva della Repubblica”, capace di muoversi con disinvoltura nei momenti istituzionali più delicati.
Una carriera al vertice della diplomazia italiana
Il profilo di Elisabetta Belloni è tra i più solidi della diplomazia italiana. Dalla guida dell’unità di crisi della Farnesina, al ruolo di segretario generale del ministero degli Esteri (nominata da Paolo Gentiloni), fino alla direzione del Dis, voluta da Mario Draghi e poi confermata da Giorgia Meloni. È stata anche sherpa G7 per l’attuale governo, prima del suo incarico europeo. Un percorso che nel 2022 l’aveva portata tra i papabili per il Quirinale, confermandone il peso istituzionale. Ora, dopo l’ultima parentesi a Bruxelles, la diplomatica torna in patria. Ma il suo nome, è facile prevederlo, resterà in circolo.





