Cosa significa far diventare la nostra Repubblica, che è parlamentare, presidenziale? Da giorni si parla di riforme costituzionali. Ai tg, sui giornali, anche in quelle che sono le nuove piazze: i social. La ministra Maria Elisabetta Casellati ha fatto sapere che a breve darà il via ad una serie di incontri con gli esponenti di maggioranza e opposizione per provare a cambiare la forma di governo. Sul piatto ci sono due ipotesi: il semipresidenzialismo, che Fratelli d’Italia ha promosso in campagna elettorale, e il premierato, che è una strada gradita al Terzo Polo. Tra i contrari i Dem e il M5s.
Trasformare la nostra in una Repubblica presidenziale vorrebbe dire che il Capo dello Stato non avrebbe più il semplice ruolo di arbitro e garante, ma sarebbe alla guida dell’esecutivo. Facile a dirsi, bisogna tenere conto di tutte le conseguenze. Chiariamo innanzitutto che il presidenzialismo, a cui guarda con favore il centrodestra non è quello all’americana, ma il modello alla francese. Qui il presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini, ma accanto a lui c’è un premier, indicato dal presidente (e che deve avere la fiducia del Parlamento), che condivide con lui il potere esecutivo.

Un accordo, tuttavia, si potrebbe trovare sul premierato, ovvero l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che i renziani avevano già proposto. Esso prevede che il capo del governo venga scelto direttamente dai cittadini, a differenza di quanto succede oggi con l’incarico del presidente della Repubblica dopo le consultazioni. In un’intervista concessa oggi a «La Repubblica» il leader di Azione Carlo Calenda ha dichiarato che il presidenzialismo di Meloni “è un’arma di distrazione di massa”: “In un Paese di guelfi e ghibellini, litigioso di suo, sarà difficile trovare una sintesi. La Presidenza della Repubblica, l’unica istituzione neutra, rappresenta l’unità nazionale: va preservata così com’è. Anche perché è l’unica istituzione apprezzata da tutti”.
Sull’ipotesi che la ministra Casellati possa presentare una proposta entro l’estate, Calenda ha detto: “Se pensano di approvarla a maggioranza si schianteranno. Serve una Bicamerale redigente. Le priorità sono l’elezione diretta del presidente del Consiglio, il monocameralismo, il riassetto dei poteri dello Stato centrale. Si può ragionare su come delegare alcune funzioni alle Regioni, ma certo non possono essere le 23 competenze ipotizzate dalla Lega nella sua proposta sull’Autonomia differenziata”. Questo perché “contengono vere e proprie sciocchezze, tipo che le Regioni potranno negoziare direttamente con l’Unione europea sul commercio”.

Chi è contrario sia al semipresidenzialismo che al premierato è il Partito Democratico di Enrico Letta. Sul piede di guerra anche il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. «Bicamerale per le riforme? C’è un altissimo livello di diffidenza sul metodo che fin qui si è visto», è stato il commento dal Nazareno. I dem non hanno poi taciuto, infine, «una forte contrarietà sul presidenzialismo». Insomma, il dibattito è appena entrato nel vivo. Ne vedremo delle belle…





