«Questa non è una questione calabrese. Qui c’entra la mafia e c’entra il maxiprocesso». Con queste parole, riportate nel libro L’Assedio di Giovanni Bianconi, il giudice Giovanni Falcone commentò l’assassinio del magistrato Antonino Scopelliti, avvenuto il 9 agosto 1991 in località Piale, frazione di Villa San Giovanni (Reggio Calabria).
Quel giorno, Scopelliti era rientrato nella sua Calabria per trascorrere un periodo di vacanza. Senza scorta, stava tornando in paese dopo una giornata al mare quando, a bordo della propria auto, venne intercettato da due sicari in moto. Gli spararono due colpi alla testa a distanza ravvicinata, uccidendolo sul colpo.
Antonino Scopelliti, la carriera di un magistrato di primo piano
Nato a Campo Calabro il 20 gennaio 1935, Scopelliti entra in magistratura a soli 24 anni. Nel corso della carriera ricopre incarichi prestigiosi: Pubblico Ministero presso le Procure di Roma e Milano, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello e infine Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.
Ha rappresentato la pubblica accusa in processi di enorme rilievo, tra cui il primo Processo Moro, il caso del sequestro della nave Achille Lauro, la Strage di Piazza Fontana e la Strage del Rapido 904.
Nel 1991, in Cassazione, stava curando il rigetto dei ricorsi presentati dalle difese di numerosi boss condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra.
La matrice mafiosa e i legami con la ‘Ndrangheta
Come intuì subito Falcone, la sua uccisione non aveva origine in dinamiche interne alla ‘ndrangheta, ma era legata alla strategia di Cosa Nostra. Secondo i pentiti Giacomo Lauro e Filippo Barreca, la cupola mafiosa siciliana chiese alla ‘ndrangheta di eliminare Scopelliti. In cambio, Cosa Nostra si sarebbe adoperata per far cessare la guerra di mafia che in quel periodo insanguinava Reggio Calabria.

Il processo e le assoluzioni
Nel giudizio di primo grado (1994–1996), la Corte d’Assise di Reggio Calabria condannò all’ergastolo Totò Riina e altri nove boss. Tuttavia, nei successivi gradi di giudizio (1996–2004) le condanne furono annullate e gli imputati assolti per “non aver commesso il fatto”. La Corte di Cassazione, nel 2004, confermò definitivamente le assoluzioni.
Nuove indagini e svolte recenti
L’11 luglio 2021, durante un’udienza del processo Meta contro la ‘ndrangheta, il collaboratore di giustizia Antonino Fiume, legato alla cosca De Stefano egemone a Reggio Calabria, dichiarò che a uccidere Scopelliti sarebbero stati due reggini su richiesta di Cosa Nostra. Tale testimonianza ha confermato l’ipotesi investigativa iniziale, portando alla riapertura delle indagini.
Già nell’agosto 2018, in Sicilia, era stata rinvenuta l’arma del delitto, come annunciato dal procuratore capo della DDA di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, durante la commemorazione annuale presso la stele di Piale.
Antonino Scopelliti, la memoria e l’eredità
Ad Antonino Scopelliti sono state intitolate strade a Campo Calabro e a Villa San Giovanni. Dal 2007, per iniziativa della figlia Rosanna Scopelliti, è attiva la Fondazione Antonino Scopelliti, impegnata in attività di educazione alla legalità e di sostegno alla cultura della giustizia.





