Silvio Berlusconi è morto oggi, 12 giugno 2023, all’età di 86 anni. La scomparsa dell’imprenditore e politico, ex presidente del Consiglio e fondatore di Forza Italia, ha fatto il giro del mondo in pochi istanti e non poteva essere diversamente. La camera ardente pubblica sarà con tutta probabilità allestita in uno studio televisivo presso la sede di Mediaset, mentre i funerali – di Stato – si celebreranno nel Duomo di Milano.
Se i funerali di Stato sono una normalità per un ex presidente del Consiglio, la camera ardente in uno studio televisivo ci restituisce l’essenza del personaggio Silvio Berlusconi. Imprenditore tanto geniale quanto spregiudicato, tanto aggressivo quanto diplomatico e con le giuste amicizie politiche per poter garantire una lunga vita all’impero che oggi porta il nome di Mediaset.
Anche in politica Silvio Berlusconi è stato tante cose. E’ stato soprattutto un elemento dirompente, fin dalla sua “discesa in campo” del 1994, cambiando per sempre lo scenario politico-istituzionale italiano. E la sua influenza durerà ben oltre la sua scomparsa, perché cambiamenti di questa portata sopravvivono sempre alla dipartita di chi li ha provocati.
“Adesso che è morto ne parleranno bene, finalmente. I suoi nemici più accaniti dalla magistratura hanno fatto di tutto per abbatterlo e non ci sono riusciti. Ha vinto tutte le sue battaglie, dal settore edile a quello bancario, sportivo e politico. Rimpiangeremo uomini come lui”, ha detto oggi Vittorio Feltri commentando la sua scomparsa.
In realtà, più che dal diluvio dei commenti che sta piovendo in queste ore, l’eredità politica di Silvio Berlusconi è stata ben tratteggiata da lui stesso, in una recentissima intervista concessa ad Augusto Minzolini sul “suo” Il Giornale. Il Cavaliere, da leader divisivo che era ed è stato praticamente per tutta la sua parabola politica, affida al quotidiano di famiglia un commiato politico da leader costruttore. Un lascito ideale fortemente ancorato all’esperienza del centro-destra di cui è stato il leader più forte e incontrastato per oltre 20 anni.
Parlando con Minzolini delle prossime elezioni europee, Berlusconi ha auspicato un asse tra popolari, liberali e conservatori, che includa tutti gli alleati del centrodestra, lasciando fuori solo frange estremiste inaffidabili ed irresponsabili. «Sì, credo che sia possibile – aveva affermato Berlusconi – Una maggioranza di centro-destra in Europa sarebbe una svolta importante e darebbe nuovo impulso al funzionamento delle istituzioni europee superando ogni residua forma di scetticismo verso la casa comunitaria. La maggioranza fra popolari, liberali e socialisti ha fatto il suo tempo».
«Tenere insieme forze che hanno visioni ed obiettivi diversi porta solo alla paralisi o a soluzioni pasticciate – aveva aggiunto il Cavaliere – Le alternative sono due, il centro-destra e la sinistra. Io credo che noi popolari, con i liberali e i conservatori, rappresentiamo la maggioranza degli europei, una maggioranza con un’idea ben chiara dell’identità d’Europa, delle sue radici liberali e giudaico-cristiane, del suo ruolo attivo nel mondo. Ovviamente considero indispensabile che i nostri alleati italiani siano di questa partita. Se dentro o fuori dal Ppe lo devono decidere prima di tutto loro».
Ancora una volta, il bipolarismo. Molto più di un testamento politico, quasi un’ossessione per Berlusconi a costo di riconoscere, per una volta, come necessari certi avversari della “sinistra degli odiatori” che hanno costellato la sua carriera politica. Quello che cambia è la prospettiva, non più solo italiana ma europea. Impensabile in un centrodestra che fino all’exploit del 2022 era succube di un Lega anti-europeista e di una Fratelli d’Italia in forte ascesa grazie alle posizioni nazionaliste e pseudo-sovraniste.
Ora con Meloni premier costretta ad addolcire le posizioni anti-europeiste e la Lega ridimensionata, la prospettiva è cambiata completamente. E Berlusconi la indica chiaramente, al centrodestra, come un percorso identitario naturale perché “parte delle nostre radici”. Ora, se il pensiero (e l’azione passata) di Berlusconi sarà determinante per i nuovi equilibri politici europei, sarà la storia a dirlo. Fin da ora, però, possiamo affermare che senza un Berlusconi, in assenza di un suo vero erede politico, le prospettive future dei moderati a destra, in Italia e in Europa, sono davvero molto più deboli.





