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Sull’abrogazione del reato di tortura | Opinioni

Reato di tortura e FdI, è notizia dei giorni scorsi quella che vede la presentazione di un progetto di legge da parte di Fratelli d’Italia riguardante il reato di tortura. In particolare, il progetto prevede l’abrogazione del reato, introdotto nel Codice Penale nel 2017. A detta dei deputati che lo hanno presentato, “Il rischio di subire denunce e processi strumentali potrebbe disincentivare e demotivare le forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti il proprio lavoro”.

Reato di tortura e FdI: cosa dice la legge

Ad essere presa in causa è stata la legge sul reato di tortura ed istigazione a questa, introdotta solo di recente nel Codice Penale (2017). L’articolazione della Legge si è resa necessaria in seguito all’analisi dei comportamenti delle Forze dell’Ordine nelle carceri italiane e non solo. Ad aver dato l’input lampante al nostro sistema giudiziario, sicuramente, il caso di Stefano Cucchi. Larticolo 613-bis del Codice Penale punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Ad essere compreso nel disegno di legge di Fratelli d’Italia anche l’art. 613-ter con cui si punisce l’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura. In particolare, è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni per pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, istiga in modo concretamente idoneo altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura.

Il punto di focus della legge è la dignità umana in qualsiasi situazione l’individuo si trovi. Nonostante si possa trattare di un soggetto in condizione di reclusione, esso non assume alcun diritto di essere sottoposto a trattamenti disumani. Nel caso in cui siano le forze dell’ordine a torturare un detenuto la pena è aggravata, anche se la legge delinea un quadro più generale. Ed è proprio a questa generalità della Legge che Amnesty International, organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo, si è opposta. Amnesty sostiene che la legge escluda tutte le diverse tipologie di tortura che possono essere inflitte all’individuo. Nel testo non sono comprese nemmeno le conseguenze psichiche di chi ha subìto tortura, motivo per cui la Legge dovrebbe essere revisionata.

La posizione di Fratelli d’Italia

Reato di tortura e FdI, una riforma non è certo volontà del partito Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi ha presentato un progetto di legge per l’abrogazione del reato. Le ragioni che hanno portato a questa decisione sarebbero legate al naturale ruolo degli agenti di Polizia: questi, “costretti” ad intervenire con la forza in diverse situazioni, sarebbero considerati con la Legge in causa “sottoponibili a denuncia ogni giorno“. I deputati di FdI hanno affermato in merito: “Il rischio di subire denunce e processi strumentali potrebbe, inoltre, disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’ applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il loro lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa delle Forze dell’ordine. Alla luce di tali considerazioni, per tutelare adeguatamente l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia […] la presente proposta di legge prevede l’introduzione di una nuova aggravante comune per dare attuazione agli obblighi internazionali e l’abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura di cui rispettivamente agli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale”. Una proposta di abolizione del reato di tortura era già stata avanzata nel 2018.

Ad esprimersi immediatamente sulla questione è stata, potremmo dire inevitabilmente, Ilaria Cucchi. La senatrice di Sinistra Italiana-Alleanza verde, nonché sorella di Stefano, si è così espressa: “Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente e voltarsi dall’altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perché l’ho provata sulla mia pelle. Più di un giudice, prima dell’introduzione di questa legge, si è trovato a non poter procedere perché la legge non esisteva. Abbiamo lottato per la sua introduzione e ora rivolgo un appello a tutte le forze politiche soprattutto al presidente della Repubblica: giù le mani dalla legge che punisce la tortura. Chi ha paura del reato di tortura legittima la tortura“.

Un’opinione

Quando il partito Fratelli d’Italia dice che il reato di tortura limita il lavoro delle Forze dell’Ordine sta affermando che il loro lavoro consiste anche nel torturare le persone colpevoli di reato. Il reato di tortura colpisce gli abusi di potere, non chi svolge il proprio lavoro come deve e come prescrivono i regolamenti interni delle forze dell’ordine. Bisogna ricordarsi che, come giustamente dice la Legge, i colpevoli di reato non sono meno tutelabili, hanno diritti che devono essere tutelati quanto quelli dei soggetti in libertà. Il fatto che proprio il Governo dica che non c’è bisogno di un reato di tortura, ma che essa debba essere considerata un’aggravante, è qualcosa che non si può accettare.

Solo qualche giorno fa, a Biella, sono stati sospesi 23 poliziotti per tortura. Le Forze dell’Ordine che mettono in atto pratiche di tortura e di violenza non stanno facendo il proprio lavoro, bensì infangando il loro stesso nome. Fanno molto scalpore da noi i casi di tortura negli Usa, spesso associati al razzismo; questo ci fa quasi credere che qui in Italia sia da meno, ma solo perché qui le notizie tardano a venire a galla. Non pensiamo che la forza venga messa in atto solo “dove necessaria”, perché i fatti ci dicono il contrario. Il caso di Stefano Cucchi dovrebbe avercelo insegnato. Se ancora non siamo al corrente di ciò che avviene all’interno degli istituti penitenziari (e non solo) è perché, appunto, non si riconosce ancora il reato come tale; è scritto sul Codice Penale, ma l’opinione pubblica non lo riconosce adeguatamente. Stiamo parlando di una legge imprescindibile, intoccabile, della quale bisogna prendere coscienza per non commettere l’errore di volerne l’abrogazione. Ma evidentemente c’è ancora da battersi e discutere per la “semplice” tutela dei diritti umani.