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Trump: “Con Xi Jinping parlerò di TikTok e commercio”, ma sul dossier Taiwan emergono retroscena

«Oggi parlerò con il presidente Xi di TikTok e anche di commercio. Siamo molto vicini a un accordo su tutto questo, il mio rapporto con la Cina è molto buono». Con queste parole, pronunciate in un’intervista a Fox News, il presidente americano Donald Trump ha anticipato il colloquio telefonico con Xi Jinping, il secondo dall’inizio dell’estate dopo quello del 5 giugno. Il leader Usa conferma di voler rafforzare i rapporti con Pechino, puntando a un’intesa che unisca temi economici e tecnologici. Sullo sfondo, però, resta il dossier più delicato: quello di Taiwan.

Lo stop agli aiuti militari

Secondo il Washington Post, Trump non avrebbe approvato lo stanziamento di 400 milioni di dollari di aiuti militari a Taipei, deciso nell’estate scorsa. Una scelta che, se confermata, segnerebbe una netta inversione di rotta rispetto alla politica americana tradizionalmente vicina all’isola che Pechino considera parte integrante del proprio territorio. Il quotidiano, citando cinque diverse fonti, rivela che il pacchetto avrebbe incluso armi più letali di quelle già fornite, tra cui munizioni e droni. Due delle fonti parlano di un valore superiore ai 400 milioni di dollari.

Il confronto con Biden

Gli Stati Uniti hanno interrotto il riconoscimento diplomatico ufficiale di Taiwan nel 1979, ma restano il principale fornitore di armi all’isola. Sotto la presidenza di Joe Biden, Washington aveva autorizzato oltre 2 miliardi di dollari di aiuti militari. Trump, però, appare più cauto. «Non sostiene l’invio di armi senza compensazione finanziaria, come anche con l’Ucraina», osserva il Washington Post. Un approccio che rientra nella logica della sua politica estera: difesa sì, ma senza “assegni in bianco”.

I contatti tra Washington e Taipei

Ad agosto, ad Anchorage in Alaska, funzionari della difesa statunitensi e taiwanesi si sono incontrati per discutere di nuovi accordi. Secondo il quotidiano, sul tavolo c’era un’intesa che potrebbe valere diversi miliardi di dollari, comprendendo droni, missili e sensori per il monitoraggio delle coste. Un segnale che, nonostante la frenata di Trump, i canali di cooperazione militare restano aperti.

Il sostegno del Congresso

Alla fine di agosto, durante una visita a Taipei, il presidente della Commissione per le Forze Armate del Senato Usa, il repubblicano Roger Wicker, ha ribadito la sua determinazione a mantenere saldo il legame con Taiwan. «Parte del mantenimento delle nostre libertà consiste nel rafforzare la cooperazione militare, rafforzare la cooperazione con la nostra industria della difesa e sfruttare al meglio questi fondi», ha dichiarato Wicker, dopo un incontro con il presidente taiwanese Lai Ching-te. Le sue parole confermano che, al di là delle scelte tattiche della Casa Bianca, il Congresso americano vede nel rapporto con Taiwan un pilastro della strategia di contenimento della Cina.

La risposta di Taipei

Taiwan, da parte sua, ha aumentato la spesa per la difesa per fronteggiare la crescente pressione militare cinese. Il ministero della Difesa ha annunciato l’intenzione di chiedere un bilancio straordinario da 28 miliardi di euro, una cifra record per rafforzare le capacità di deterrenza. L’obiettivo è rafforzare l’autonomia difensiva e, al tempo stesso, dimostrare agli Stati Uniti di essere pronta a condividere gli oneri della sicurezza regionale.

Una partita geopolitica aperta

Mentre Trump rilancia l’idea di un accordo con Xi su TikTok e commercio, le rivelazioni sullo stop agli aiuti militari a Taiwan rischiano di complicare lo scenario. L’isola resta un terreno di frizione tra Washington e Pechino e, in caso di revoca della decisione, la partita potrebbe riaprirsi. Il futuro dei rapporti Usa-Cina si gioca dunque su più tavoli: tecnologia, commercio e sicurezza. E il colloquio tra Trump e Xi sarà solo una tappa di una sfida destinata a incidere sugli equilibri globali.