Il neo presidente Usa Donald Trump ha insistito sulla serietà della sua intenzione a prendersi la Groenlandia in un’infuocata telefonata con la prima ministra danese. Lo riferiscono alti funzionari europei al Financial Times. La scorsa settimana il presidente americano avrebbe parlato con Mette Frederiksen per 45 minuti durante i quali quest’ultima avrebbe ribadito che la più grande isola al mondo «non è in vendita». Stando ai funzionari europei, «la telefonata tra i due è andata molto male» e Trump è stato «aggressivo e conflittuale». «É stato orrendo», avrebbe riferito una delle fonti al Financial Times. Il presidente «è stato molto determinato. Prima era difficile prenderlo sul serio ma penso che sia serio e potenzialmente molto pericoloso», ha aggiunto un’altra fonte.
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Trump fa sul serio e vuole prendersi la Groenlandia: telefonata infuocata con la premier danese
Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, rappresentato dal portavoce Brian Hughes, ha provato a ridimensionare le preoccupazioni asserendo che «la sicurezza della Groenlandia è importante per gli Stati Uniti, dal momento che Cina e Russia fanno investimenti significativi nella regione artica. Il presidente è impegnato non solo a proteggere gli interessi statunitensi nell’Artico. Ma anche a lavorare con la Groenlandia per assicurare prosperità condivisa per entrambe le nazioni». Non è la prima volta che Trump manifesta il suo interesse per la Groenlandia. Già in passato, l’idea di ottenere l’importante territorio artico era saltata fuori, suscitando stupore in tutto il mondo. In una dichiarazione su Truth prima della sua elezione, Trump aveva scritto: «Per scopi di sicurezza nazionale e libertà per il Mondo, gli Stati Uniti di America credono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano un’assoluta necessità».

Da cosa deriva tutto quest’interesse per l’isola?
Ma da cosa deriva tutto questo interesse per la Groenlandia? Al centro di tutto il cambiamento climatico. Il riscaldamento globale, infatti, sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai in tutto l’Artico, modificandone i contorni, aprendo nuove possibili rotte commerciali e militari, svelando giacimenti di risorse fondamentali. Il Paese ha in seno preziosi minerali di terre rare, necessari per le telecomunicazioni, oltre a uranio, miliardi di barili di petrolio non ancora sfruttati e una vasta riserva di gas naturale. È facile intuire dunque perché un’isola così inospitale e remota sia diventata una sorta di chiodo fisso per Donald Trump. La Groenlandia, per la sua posizione, è considerata poi strategica per gli Stati Uniti: si trova all’inizio dei passaggi a nord-ovest e nord-est dell’Artico. Gli Americani non vogliono che altre potenze ne approfittino. In Groenlandia, Washington detiene un’importante base militare che si occupa di sorveglianza spaziale, la Pituffik Space Base. Un avamposto di importanza capitale per intercettare le possibili minacce provenienti dalla Federazione Russa.
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