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“Troppi barbieri e parrucchieri”, arriva la sforbiciata della Lega: cosa succede

Era l’estate del 2022 quando un Matteo Salvini insolitamente glabro fece il giro dei social. In una foto appariva con lametta e schiuma da barba, in un video successivo rideva appena sbarbato. Aveva mantenuto una promessa a Silvio Berlusconi, che gli aveva fatto trovare tutto l’occorrente per una rasatura perfetta. «Mi sento bruttissimo», ammise il leader della Lega durante un comizio a Domodossola, giurando di non ripetere mai più l’esperimento.

Ma oggi il “taglio” che il Carroccio vuole imporre non è estetico: riguarda i saloni di bellezza. Una proposta di legge presentata alla Camera intende porre un limite alle abilitazioni per parrucchieri, barbieri e acconciatori, con l’obiettivo, spiegano i promotori, di contrastare la “liberalizzazione indiscriminata” del settore. L’intento dichiarato è “tutelare la concorrenza leale, garantire l’equilibrio dell’offerta sul territorio e incentivare la qualità professionale e l’innovazione”. Insomma, un’operazione economica più che politica.

Il testo, a prima firma del capogruppo Riccardo Molinari, prevede che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy stabilisca ogni anno, per un periodo di cinque anni, il numero massimo di nuove abilitazioni concesse in ciascun Comune. Il parametro terrà conto della densità delle attività già operative, della popolazione residente e dell’afflusso turistico.

Non solo: la proposta introduce anche una commissione di vigilanza incaricata di monitorare il mercato dei servizi di cura della persona e di segnalare eventuali irregolarità. Le sanzioni per chi esercita la professione senza abilitazione diventerebbero più severe, da un minimo di 5 mila a un massimo di 50 mila euro.

L’intervento mira a regolare un comparto che in Italia conta circa 90 mila saloni attivi, dopo un drastico calo rispetto ai 102 mila del 2022. Un settore duramente colpito dalla pandemia, soprattutto nelle aree urbane, dove la concorrenza e i costi fissi hanno reso difficile la sopravvivenza di molte piccole attività.

Secondo i dati citati nella relazione, il 46,4% dei saloni si concentra nelle regioni del Nord, con una distribuzione del 27,2% nel Nord-Ovest e del 19,2% nel Nord-Est. La Lombardia resta la regina del settore, con il 16,1% delle attività totali, di cui circa il 5% localizzate nella sola provincia di Milano.

Per la Lega, dunque, la proposta rappresenta un “atto di tutela” nei confronti di chi nel mestiere ci lavora da anni. Per gli oppositori, invece, rischia di limitare la libertà d’impresa e congelare un comparto già in difficoltà. Ma una cosa è certa: stavolta, il “taglio” voluto da Salvini non riguarda la barba.