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Sfiducia a von der Leyen, dietro c’è lo scontro tra Ppe e Socialisti

Mentre a Bruxelles si attendeva un segnale da parte di Donald Trump sui dazi commerciali a Strasburgo è andato in scena uno scontro politico tutt’altro che marginale: il dibattito in plenaria sulla mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, firmata dal romeno Gheorghe Piperea, eurodeputato del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). L’atto, nato nel solco delle polemiche sul cosiddetto Pfizergate, sarà messo ai voti giovedì. Davanti all’Aula, la presidente della Commissione ha rivendicato il lavoro svolto e respinto ogni accusa, lanciando un messaggio chiaro: «Non possiamo lasciare che gli estremisti riscrivano la storia», ha dichiarato, sottolineando la necessità per l’Europa di mostrare compattezza nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, così come nella difesa dell’Ucraina e nella competizione strategica con la Cina.

Il voto e i numeri: la mozione non dovrebbe passare

Salvo sorprese dell’ultima ora, la mozione di sfiducia non dovrebbe ottenere i numeri necessari per essere approvata. Servono infatti due terzi dei voti espressi e la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento. La cosiddetta “maggioranza Ursula” – formata da Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi – dovrebbe reggere e respingere l’attacco. Tuttavia, non mancano le crepe. Dopo una riunione interna, fonti del gruppo socialista S&D hanno fatto trapelare in via informale che l’appoggio alla presidente non è scontato: si valuta un’eventuale astensione, che non influirebbe sul conteggio finale ma rappresenterebbe un chiaro segnale politico. Alcuni membri chiedono di assumere una posizione più netta nei confronti di von der Leyen, accusata di eccessiva accondiscendenza verso le istanze conservatrici.

Il centrodestra si spacca, il M5S verso il sì

Il sostegno alla sfiducia proviene principalmente dall’estrema destra. Alcuni esponenti dell’Ecr la voteranno, ma non Fratelli d’Italia, come ha precisato in Aula Nicola Procaccini, copresidente del gruppo e vicino a Raffaele Fitto, ex collega ora vicepresidente della Commissione. L’intenzione di difendere l’operato dell’ex ministro italiano prevale sulla linea dura. Sul fronte opposto, il Movimento 5 Stelle ha annunciato il voto a favore della sfiducia, unendosi a Lega, Rassemblement National, Fidesz e AfD – le forze raccolte nel gruppo dei Patrioti e in Europa delle Nazioni Sovrane. Una maggioranza rumorosa ma insufficiente.

Von der Leyen: «Tentano di dividere le istituzioni europee»

Nel suo intervento, von der Leyen ha risposto con fermezza alle accuse, definendo la mozione un attacco da parte di «complottisti filo-Putin» e un tentativo maldestro di spaccare l’Unione, contrapponendo le forze pro-democratiche a quelle anti-europee. Ma l’attacco non arriva solo dalla destra. La discussione ha offerto l’occasione a Popolari, Socialisti e Liberali di confrontarsi apertamente sulle frizioni emerse in questa legislatura. Il PPE di Manfred Weber, forte del risultato elettorale e non più frenato da alleanze di centrosinistra come nella scorsa legislatura, ha votato in diverse occasioni con le destre, alimentando il malcontento dei partner storici.

Le tensioni nella “maggioranza Ursula”

La leader dei Socialisti, Iratxe García Pérez, ha puntato il dito contro la strategia del PPE, accusandolo di aver favorito la polarizzazione politica. Stessa linea per Valerie Hayer, capogruppo dei Liberali, che ha rivolto un messaggio diretto alla presidente: «Nulla può essere dato per scontato. Riporti l’ordine nella sua famiglia politica». Weber ha cercato di minimizzare, difendendosi con i numeri: «Solo nel 3% dei voti finali il PPE ha votato con l’estrema destra, mentre i Socialisti lo hanno fatto nel 7% dei casi». Ma il nodo resta: il Partito Popolare Europeo guida la rotta, e in molti temono che ciò avvenga senza più curarsi degli equilibri interni alla maggioranza.

Il vero significato della sfiducia

Più che un tentativo concreto di far cadere la Commissione, la mozione appare come una mossa tattica della destra per mettere in difficoltà Ursula von der Leyen in un momento delicato, tra dossier commerciali e preparazione della prossima agenda europea. Nel frattempo, la presidente cerca di rinsaldare i legami con le forze moderate che l’hanno sostenuta sin dal 2019. E il voto di giovedì, anche se destinato al fallimento numerico, dirà molto sullo stato di salute della sua coalizione e sul peso che le tensioni interne avranno nei prossimi mesi.