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Scioperi per Gaza: Landini in piazza, Salvini attacca

La prima sirena si è alzata oggi: quattro ore di stop per chiedere la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza. È la Cgil, guidata da Maurizio Landini, a inaugurare la stagione delle proteste, con cortei e presidi organizzati in tutta Italia. Una mobilitazione che non resterà isolata: lunedì 22 settembre seguirà un secondo sciopero generale nazionale, questa volta di 24 ore, proclamato dalle sigle di base Cub, Adl e Sgb. Entrambe le iniziative hanno un obiettivo dichiarato: fermare la guerra, proteggere i civili, aprire corridoi umanitari e rilanciare il dibattito sul riconoscimento dello Stato di Palestina.

Le richieste della Cgil

Per Landini, quella di oggi è «una risposta necessaria, ampia e radicata del mondo del lavoro a difesa della pace, dei diritti umani e della sicurezza delle missioni umanitarie, compresa la Global Sumud Flotilla». La Cgil chiede inoltre la sospensione di ogni forma di cooperazione economica e militare con Israele fino al cessate il fuoco e alla fine dell’occupazione dei territori palestinesi. Nelle rivendicazioni compaiono anche la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite e il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina. Lo stesso Landini sarà presente al corteo previsto oggi pomeriggio a Catania, mentre manifestazioni e assemblee si terranno in varie città.

Settori coinvolti

Lo sciopero proclamato dalla Cgil riguarda esclusivamente i settori non regolati dalla legge 146, che tutela i servizi pubblici essenziali. Nei comparti esclusi dallo stop si svolgono comunque assemblee e presidi. Tra i lavoratori che oggi hanno incrociato le braccia ci sono i metalmeccanici della Fiom, gli edili della Fillea e i dipendenti del terziario della Filcams. La Filt Cgil ha proclamato lo sciopero di quattro ore per i lavoratori della logistica e dei trasporti non essenziali: coinvolti autisti di mezzi pesanti, operatori della viabilità (Anas, autostrade, società regionali), addetti del rent a car e dei parcheggi. Nei porti lo stop può durare fino a 24 ore, con l’eccezione delle attività che impattano su diritti costituzionalmente garantiti. A Gioia Tauro, i portuali si fermeranno per l’intera giornata.

Il 22 settembre la protesta dei sindacati di base

La seconda giornata di mobilitazione è in programma lunedì 22 settembre. A proclamarla sono stati i sindacati di base Cub, Adl e Sgb, che hanno chiamato i lavoratori del pubblico e del privato a uno sciopero generale di 24 ore. Le ripercussioni si annunciano pesanti: scuole e università, logistica, porti e trasporti pubblici saranno i settori più colpiti. A Roma, in particolare, l’intera rete Atac sarà interessata dalla protesta: il servizio sarà garantito soltanto nelle fasce orarie previste dalla legge.

Le critiche di Salvini

Durissimo il commento del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che attacca frontalmente la Cgil: «La Cgil lancia lo sciopero dei trasporti per la Palestina: non si risolve nulla, ma si danneggiano milioni di lavoratori, studenti e pendolari. Gli scioperi devono rispettare tempi, regole e modalità: così si colpisce solo la gente comune». Lo sciopero per Gaza si inserisce in un contesto già segnato da frequenti agitazioni nel settore dei trasporti, spesso proclamate da sigle minori. Il rischio è quello di un effetto boomerang: disagi crescenti per pendolari e studenti e perdita di credibilità per i sindacati confederali. Alcuni osservatori sostengono che l’introduzione di un referendum preventivo tra i lavoratori potrebbe essere una via per ridurre gli scioperi selvaggi e responsabilizzare maggiormente le categorie coinvolte. Una riforma che potrebbe nascere da un accordo tra sindacati e imprese, senza necessariamente passare da una nuova legge.

Pace e tensioni sociali

Quella che inizia oggi non è solo una vertenza sindacale, ma una mobilitazione che unisce politica estera, diritti umani e conflitto sociale. Tra piazze, cortei e scioperi, il mondo del lavoro si interroga sul proprio ruolo nella difesa della pace. Sullo sfondo resta la polemica politica, con il governo che denuncia i disagi per i cittadini e i sindacati che rivendicano il diritto-dovere di far sentire la propria voce.