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Il ritorno silenzioso di Obama: così prepara il fronte anti-Trump

Una telefonata lunga mezz’ora, toni cordiali e nessun endorsement ufficiale, ma un chiaro segnale politico. Sabato, Barack Obama ha parlato con Zohran Mamdani, 34 anni, deputato del Queens e volto nuovo del Partito democratico americano. Martedì potrebbe diventare il nuovo sindaco di New York, scalzando l’ex governatore Andrew Cuomo. Secondo chi ha assistito alla chiamata, l’ex presidente ha espresso grande apprezzamento per la campagna «condotta senza errori» e si è detto disponibile a collaborare nella costruzione del futuro staff municipale. Mamdani, riferiscono i suoi portavoce, ha accolto la chiamata «con sorpresa e gratitudine».

Un rapporto iniziato mesi fa

Non è la prima volta che i due si parlano. La prima telefonata risale a giugno, subito dopo la vittoria a sorpresa di Mamdani nelle primarie democratiche contro Cuomo, che ora corre da indipendente e rimane il principale avversario. Allora, Obama lo aveva contattato senza preavviso. «La chiamata non era stata richiesta né sollecitata», ha ricordato Patrick Gaspard, oggi nel team di Mamdani ma già collaboratore del presidente nel 2008. Il dialogo di sabato ha avuto toni più politici: Obama, pur non formalizzando alcun sostegno pubblico, ha espresso interesse per il rinnovamento che il giovane candidato rappresenta. Un segnale importante, considerato che Mamdani in passato aveva criticato duramente l’ex presidente, definendolo addirittura «il male» in un tweet risalente ai tempi dell’università. «Una stupidaggine da studente», si è giustificato poi il deputato, chiudendo rapidamente la polemica.

Le divisioni nei Democratici

La candidatura di Mamdani – progressista, di origini ugandesi e figlio dell’accademico Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair – ha spaccato il partito. Charles Schumer, leader al Senato, non lo ha appoggiato, mentre Hakeem Jeffries, capogruppo alla Camera, ha concesso un endorsement tiepido solo di recente. Nel frattempo, l’establishment democratico osserva con cautela: Mamdani rappresenta un’ala radicale che non convince tutti, ma che mobilita le nuove generazioni di elettori urbani.

Obama, pur restando lontano dalle dinamiche di partito, continua a essere il riferimento simbolico dei democratici. Dalla fine del suo mandato, ha scelto con cura le sue apparizioni: l’ultima volta che si era espresso a favore di un candidato risale al 2022, quando appoggiò Karen Bass per la corsa a sindaco di Los Angeles (poi vinta). Anche in questo caso, il suo coinvolgimento sembra più strategico che elettorale.

Obama tra comizi e referendum

Mentre New York si prepara al voto, l’ex presidente ha trascorso il weekend tra Virginia e New Jersey, sostenendo due candidate governatrici di orientamento moderato, Mikie Sherrill e Abigail Spanberger. Dal palco ha attaccato Donald Trump, accusandolo di «illegalità e sconsideratezza» e ironizzando: «Con lui ogni giorno è Halloween, ma non ci sono dolcetti».

Parallelamente, Obama ha concentrato la sua attenzione sulla California, dove si terrà un referendum cruciale (Proposition 50) per la revisione dei distretti elettorali. Dopo le modifiche varate dal Texas per garantire più seggi ai repubblicani, la California punta a riequilibrare la rappresentanza federale. Lo spot che promuove l’iniziativa porta la firma dell’ex presidente, che chiude con uno slogan diretto: «Possiamo resistere a Trump».

Un segnale per il futuro

Dietro la telefonata a Mamdani, insomma, c’è molto più di un gesto di cortesia. Obama sembra voler testare la nuova generazione democratica, restando però arbitro silenzioso di un partito in cerca di identità. Se Mamdani vincerà a New York, lo farà da solo. Ma con il benestare – e forse il consiglio discreto – del 44esimo presidente degli Stati Uniti.