Un evento senza precedenti nella storia recente: dopo quasi cinquecento anni di distanze e incomprensioni, la Chiesa Cattolica e quella Anglicana si ritrovano fianco a fianco per una preghiera comune in Vaticano, guidata da Papa Leone XIV e da re Carlo III d’Inghilterra. Un incontro storico, carico di simbolismo e di implicazioni politiche e spirituali. Ma prima di arrivare a oggi, vale la pena ricordare cosa ancora distingue le due confessioni cristiane.
Le differenze tra le due Chiese
La Chiesa Cattolica riconosce la supremazia del Papa, mentre quella Anglicana ha come capo il monarca britannico, rappresentato spiritualmente dall’Arcivescovo di Canterbury. Le differenze dottrinali restano profonde: la Chiesa Anglicana consente il matrimonio dei sacerdoti, anche donne, e ammette le nozze tra persone divorziate o omosessuali. Roma, invece, mantiene la linea della tradizione e non prevede queste aperture. Diverso anche l’aspetto sacramentale: gli anglicani riconoscono solo due sacramenti, Battesimo ed Eucaristia, e non accettano i dogmi mariani come l’Immacolata Concezione e l’Assunzione. Eppure, oggi, lo spirito è di avvicinamento. Ecumenismo, ambiente e pace sono le tre parole chiave della visita di Carlo e Camilla in Vaticano.
La visita di Carlo e Camilla: un’agenda densa di simboli
È una visita lampo, ma dal forte valore storico e diplomatico. Per la prima volta dai tempi della Riforma, un sovrano britannico pregherà in pubblico con un Pontefice nella Cappella Sistina, e riceverà il titolo di “Royal Confrater” nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Alle 11 l’udienza privata con Leone XIV, poi l’incontro con il cardinale Pietro Parolin, mentre la regina Camilla visiterà la Cappella Paolina. Alle 12:10 la preghiera ecumenica per la cura del Creato, organizzata dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. La liturgia, in inglese e in latino, sarà dedicata a Dio creatore e alla speranza, con testi di Sant’Ambrogio e John Henry Newman, l’ex anglicano proclamato santo nel 2019 e prossimo Dottore della Chiesa.
Una liturgia nel segno dell’ambiente e del dialogo
La celebrazione vedrà insieme Papa Leone XIV e l’Arcivescovo di York Stephen Cottrell, seconda carica più alta della Chiesa d’Inghilterra. Presenti anche il cardinale Vincent Nichols e l’arcivescovo Leo Cushley, in rappresentanza dei vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia. I cori della Cappella Sistina e di St. George a Windsor uniranno le voci in un momento unico. Dopo la preghiera, nella Sala Regia si terrà un incontro dedicato alla cura del creato, con imprenditori e associazioni scelti dalla Sustainable Market Initiative, la fondazione di Carlo per la sostenibilità.
Nel pomeriggio, nella Basilica di San Paolo, il sovrano riceverà il titolo di Royal Confrater, visitando prima la tomba di San Paolo. Un riconoscimento che suggella secoli di legami tra la Corona britannica e l’Abbazia di San Paolo fuori le Mura.
Il legame storico tra Inghilterra e Roma
Il filo che unisce Roma e Londra affonda nel Medioevo: dopo la missione di Agostino di Canterbury, i re sassoni contribuirono alla manutenzione delle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, diventando protettori della Basilica. Anche dopo la separazione del XVI secolo, quel vincolo non si è mai spezzato. Ancora oggi lo stemma dell’Abbazia di San Paolo reca l’Ordine della Giarrettiera, la massima onorificenza reale britannica. Con questo gesto, la Santa Sede e la Corona inglese rinnovano un’antica alleanza spirituale, riconoscendo l’impegno di Carlo III nel promuovere dialogo, pace e tutela del pianeta.
Ecumenismo e futuro: un gesto che parla al mondo
Durante la cerimonia sarà collocato nel coro monastico uno stallo con lo stemma di Carlo III e il motto “Ut unum sint”, invito all’unità. Rimarrà lì anche per i suoi eredi, come segno permanente di fratellanza tra le due Chiese. Il titolo di Royal Confrater rappresenta non solo un gesto di cortesia, ma una svolta ecumenica: una mano tesa dopo cinquecento anni di distanze. La giornata si chiuderà con un ricevimento al Collegio Beda e con l’incontro di Camilla con alcune religiose impegnate nella lotta alla tratta. Roma e Londra, per una volta, pregano insieme: un segno che la storia, quando vuole, sa ancora sorprendere.





