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L’amico storico di Putin: “È un freddo calcolatore, in Ucraina accetterà solo la vittoria”

«Nel 2009, mi chiede di andare da lui a Sochi. Due ore e mezzo di chiacchierata, e tre bottiglie di vino bianco. All’improvviso, dal nulla, comincia a parlare della Crimea. Io allora gli chiedo: ma quindi facciamo la guerra anche con l’Ucraina? Lui mi risponde: mai. Ma poi aggiunge: vedi Alyosha, non è storicamente giusto che la Crimea resti a loro. Se succede qualcosa, e quella regione cade dalle mani degli ucraini, io me la prendo. Poco dopo l’invasione del 2014, vado a pranzo al Cremlino. Mi dice: allora, sei d’accordo con me? No, rispondo io, c’era un trattato internazionale da rispettare con Kiev. Lui mi risponde: ma non importa, perché è storicamente giusto che la Crimea faccia parte della Russia. E aggiunse: se una cosa è giusta, io la faccio. Quel giorno, capii che non si sarebbe fermato. E che la guerra con l’Ucraina l’avremmo fatta per davvero». A parlare così Aleksej Venediktov, il fondatore e proprietario della radio «Eco di Mosca». Una figura piena di contraddizioni, come scrive «Il Corriere della sera», che l’ha intervistato. È amico di molti oppositori del Cremlino, ma fa anche parte del sistema. Ha prestato il volto alla campagna per la digitalizzazione del voto alle amministrative di Mosca del 2013. Per le opposizioni «aggiustò» quelle elezioni penalizzando l’ex redattore, Aleksej Navalny. 

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L’amico storico di Putin: “È un freddo calcolatore, in Ucraina accetterà solo la vittoria”

Nel marzo del 2022 Aleksej Venediktov è stato dichiarato agente straniero in quanto contrario alla guerra. Eppure, continua a fare le sue trasmissioni online, ad essere uno dei pochi russi che possono andare e venire come gli pare da Parigi e da Londra. «Ho un amico al Cremlino e molti amici in prigione. Io parlo con tutti, è la mia filosofia», le sue parole. «Lui» è lo zar Vladimir Putin, con il quale ha sempre intrattenuto un rapporto personale. «Ci siamo sentiti pochi giorni prima del 24 febbraio 2022. Vladimir Vladimirovic, ma cosa stai per fare? Come vivremo dopo? Cosa te ne frega dei chilometri quadrati del Donbass, ne abbiamo quanti vogliamo in Siberia. Mi disse che avrebbe fatto quel che sentiva fosse giusto. E poi mise giù la cornetta», ha spiegato Venediktov.

Parla Aleksej Venediktov, il fondatore e proprietario della radio «Eco di Mosca»

Cambierà qualcosa ora che è arrivato Trump alla Casa Bianca?  «Le buone parole spese per il vecchio-nuovo presidente Usa sono pura cortesia. Lui è un calcolatore molto freddo. Comprende la conseguenza dei suoi atti, non delle sue parole. Valuta i fatti. A volte si contraddice, ma solo sulla scena internazionale. Sul fronte domestico, sa che deve mostrarsi granitico. Ha fatto cambiare apposta la Costituzione per evitare qualunque cessione di terreno. Riprenderà Kursk, si terrà il Donbass e la Crimea. Su questo, è il primo a sapere che non può permettersi alcuna concessione. Ormai, è andato troppo in là. Nessun pareggio, Trump o non Trump», ha rivelato Venediktov che conosce Putin molto bene. Quelle sul nucleare sono solo parole. Può provocare, può sbagliare, può far dire ai suoi che attaccherà Parigi, ma sa fare di conto. A modo suo, è un uomo razionale. La sua unica unità di misura è un concetto di giustizia molto personale. Difendere le popolazioni russe all’estero? È giusto. Combattere la Nato? È giusto. Nella sua testa, lui fa le cose giuste. A qualunque prezzo. Se ci sono tanti morti russi come in Ucraina, ma è per una giusta causa, non si ferma certo per questo. E non lo farà neppure per Trump», ha concluso.