Peschereccio italiano attaccato da motovedetta libica, emergono nuovi ed inquietanti particolari sulla vicenda di cui vi abbiamo parlato due giorni fa. La nave Orizzonte, rientrata ieri sera nel porto di Ortigia con il suo equipaggio, è stata oggetto di un attacco a colpi di mitra da parte di una motovedetta libica e di una violenta aggressione ai marinai da parte di militari di Tripoli.
E’ quanto emerge dai racconti dell’equipaggio, rilanciati dal presidente delle Federazione armatori siciliani Micalizzi. Il dirigente ha sottolineato come, al rientro in porto dell’imbarcazione, fossero subito molto evidenti sullo scafo i “segni” dell’attacco, che solo per un caso fortuito non ha avuto conseguenze fatali per i marinai italiani.
“L’equipaggio – ha detto Micalizzi all’agenzia Adnkronos – ha descritto scene di terrore vero e proprio, sottolineando di essere stati legati come salami, picchiati e soggetti a furti di denaro e oggetti in oro. Questi atti di violenza inaudita sono inaccettabili e richiedono una risposta immediata e ferma. I egali della Federazione armatori siciliani – ha aggiunto – stanno completando l’esposto che sarà depositato a mezzo PEC presso la Procura della Repubblica di Roma e, a breve, presso la Procura della Repubblica di Catania. I fatti sono avvenuti in acque internazionali e la Marina Militare Italiana è a conoscenza dell’accaduto”.
“Ora – ha incalzato Micalizzi – ci aspettiamo risposte concrete e tempestive dalla Magistratura e dal Governo. La sicurezza e la giustizia per il nostro equipaggio sono priorità assolute. Il nostro intento è perseguire con fermezza i responsabili di questa atroce azione e assicurare loro la giusta punizione prevista dalle norme di diritto internazionale. La Federazione armatori siciliani – ha concluso il dirigente – esprime tutta la solidarietà e il sostegno all’equipaggio e all’armatore Nino Moscuzza in questo momento di profondo sgomento e preoccupazione. Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto verità e giustizia per loro”.





