Un colpo durissimo alla ‘ndrangheta reggina e alle sue diramazioni nel Nord Italia è stato inferto con l’operazione “Millennium”, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e dall’Arma dei Carabinieri. Con oltre mille militari impegnati, sono state eseguite 97 misure cautelari che hanno interessato non solo i “locali” calabresi di Sinopoli, Platì, Locri, Melicucco e Natile di Careri, ma anche le ramificazioni attive a Volpiano (Torino) e Buccinasco (Milano). Secondo quanto emerso, la forza della ‘ndrangheta risiede in un disegno unitario e collegiale, capace di coordinare attività criminali su scala nazionale e internazionale, operando attraverso i tre mandamenti storici: Tirrenico, Jonico e Centro.
Dalla cocaina sudamericana al voto di scambio
Le indagini si sono concentrate soprattutto sulle cosche Barbaro “Castani” di Platì e Alvaro di Sinopoli, tra cui sarebbero emerse tensioni sfociate persino in un sequestro lampo per un debito da 45mila euro legato al traffico di droga. Tra i reati contestati figurano associazione mafiosa, traffico internazionale di droga, estorsione, sequestro di persona, detenzione di armi e scambio elettorale politico-mafioso. Di particolare rilievo l’interesse delle cosche per la cocaina proveniente da Brasile, Panama e Colombia, importata attraverso il porto di Gioia Tauro grazie alla complicità di operatori portuali. La droga, una volta giunta a Platì, veniva distribuita nel Nord Italia, in particolare tra Milano e Pavia. Le indagini hanno anche fatto emergere un presunto tentativo di corruzione giudiziaria da parte dei Commisso e una rete di raccolta voti mafiosa attiva in occasione delle elezioni regionali in Calabria.
Lombardo: “La ‘ndrangheta è una multinazionale del crimine”
In conferenza stampa, il procuratore facente funzioni Giuseppe Lombardo ha sottolineato come la ‘ndrangheta continui ad agire in modo strutturato e collegiale, affermando che “la Provincia continua ad esistere”, riferendosi all’organo di vertice delle cosche. Lombardo ha parlato di un’organizzazione “resiliente”, in grado di mutare pelle senza perdere potere e strategia, nonostante le operazioni antimafia. E non a caso al vertice di questa struttura ci sarebbe la cosca Barbaro di Platì, tornata nelle mani dei “Castani” dopo l’arresto di Barbaro Rosario cl. 1940 (‘u Rosi da Massara) fino ad un paio di anni fa indicato come capo locale di Platì. Tra gli arrestati in Millenium c’è infatti Giuseppe Barbaro (cl. 1956), figlio dello storico capocosca Francesco Barbaro ‘u Castanu deceduto in carcere a 91 anni nel 2018, e il nipote Francesco Barbaro ‘u Sarsizza (salsiccia, ndr), figlio del fratello minore Rocco. La cosca Barbaro, oltre ai diversi rami familiari che portano lo stesso nome (Barbaro), associa altre famiglie di peso criminale come gli Agresta, i Papalia, i Perre, con ramificazioni estese al nord Italia e all’estero (Australia).
Impressionante il dato emerso sull’attività investigativa: le intercettazioni dell’inchiesta coprirebbero 233 anni di ascolto continuativo. “Parliamo di una multinazionale del crimine, che da qui trae decisioni strategiche su scala globale”, ha dichiarato Lombardo. Insieme a lui, anche i sostituti procuratori Walter Ignazitto e Stefano Musolino hanno ribadito l’importanza di continuare l’azione di contrasto: “Noi non ci fermiamo – ha concluso Lombardo – andiamo avanti per difendere la legalità da un fenomeno che non è affatto finito”.





