Alle 9.15 del mattino, Nicolas Sarkozy ha lasciato la sua abitazione nel 16° arrondissement di Parigi mano nella mano con Carla Bruni. Pochi passi, uno sguardo alla folla che intonava la Marsigliese, poi la portiera dell’auto che si chiude e il viaggio verso la prigione della Santé, nel quartiere di Montparnasse. Così è iniziata una giornata che entrerà nella storia della politica francese: l’ex presidente della Repubblica ha varcato i cancelli del carcere per scontare la pena di cinque anni inflitta per associazione a delinquere nel processo sui finanziamenti libici alla campagna elettorale del 2007.
L’addio di Parigi tra applausi e lacrime
Dalle prime ore del mattino, centinaia di sostenitori, amici e familiari si erano radunati sotto casa Sarkozy per salutarlo. In molti sventolavano bandiere francesi, altri cantavano l’inno nazionale. A organizzare la manifestazione è stato Louis Sarkozy, il figlio ventottenne dell’ex capo dello Stato, che sui social aveva lanciato un appello: “Saremo al suo fianco per dimostrargli il nostro amore, il nostro rispetto e la nostra eterna fedeltà”. Un clima quasi da rito collettivo, a metà tra la devozione e la protesta, mentre i media francesi seguivano in diretta la partenza del convoglio verso la prigione.
Il sostegno di Macron e l’imbarazzo dell’Eliseo
Alla vigilia dell’ingresso in carcere, Emmanuel Macron aveva ricevuto Sarkozy all’Eliseo per un colloquio durato oltre un’ora. Un gesto di solidarietà personale, che però ha irritato parte dell’opinione pubblica e dei condannati comuni, privi di simili attenzioni. Il presidente, a lungo consigliato in modo informale da Sarkozy, ha risposto alle critiche affermando che “dal punto di vista umano è normale ricevere uno dei miei predecessori in questo contesto”. Intanto, da tutto l’arco politico sono arrivati messaggi di vicinanza: dagli ex premier Édouard Balladur e François Fillon fino alla leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, che non ha mancato di sottolineare “l’eccesso di severità della giustizia francese”.
I primi giorni alla Santé: isolamento e rigide regole
Sarkozy, che ha presentato appello contro la sentenza, entra in prigione da presunto innocente. Resterà dietro le sbarre solo per alcune settimane, prima di ottenere i domiciliari con braccialetto elettronico, considerata anche l’età — 70 anni. All’interno della prigione sarà tenuto in isolamento, misura necessaria per garantirne la sicurezza, circondato da detenuti accusati di traffico di droga o terrorismo. La sua cella misura 9 metri quadrati, con una finestra sigillata e una piccola televisione. Gli è stato concesso di portare due libri — Il conte di Montecristo e la Biografia di Gesù di Jean-Christian Petitfils — oltre a pochi oggetti personali: una sciarpa di un metro, un coltello a punta arrotondata, una piastra per cucinare. Ogni giorno potrà uscire un’ora nel cortile, accompagnato da tre guardie, e ricevere tre visite settimanali da familiari e amici, tra cui anche il ministro della Giustizia Gérald Darmanin.
“Porto con me Montecristo”: il simbolo di una caduta
“La mia vita è un romanzo”, ha confidato Sarkozy a Le Figaro poche ore prima dell’ingresso alla Santé.
Un romanzo che ora conosce il suo capitolo più amaro: da presidente amato e controverso a detenuto sotto sorveglianza, in una cella dove, come gli è stato consigliato, “i tappi per le orecchie servono per non sentire le grida degli altri carcerati”. C’è in questa immagine, sospesa tra letteratura e cronaca, tutto il paradosso di un uomo che per anni ha incarnato il potere e ora ne prova la fragilità. Per i francesi, è il crepuscolo di un’epoca; per Sarkozy, forse, l’inizio di un altro racconto più silenzioso, ma ancora tutto da scrivere.





