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Luca Zingaretti e il video sulla moglie di Urso in aeroporto: il ministro rompe il silenzio

C’è una regola non scritta che vige in ogni aeroporto: la pazienza. Code, controlli, bambini che piangono, trolley che si incastrano nei varchi. E poi c’è quella solidarietà silenziosa tra passeggeri, fatta di sguardi complici e lamenti sussurrati. Ma in certi casi, basta un gesto fuori copione per far saltare ogni equilibrio. È successo qualche giorno fa in uno scalo romano, dove una passeggera, accompagnata da personale di sicurezza, ha superato l’intera fila davanti a uno sbigottito gruppo di viaggiatori in attesa. Tra loro, anche Luca Zingaretti che ha assistito in silenzio, salvo poi decidere di raccontare pubblicamente l’episodio.

Luca Zingaretti e il video sulla moglie di Urso che salta la fila in aeroporto

La scena è diventata virale: il volto noto in coda, lo sguardo sorpreso, la fotocamera che riprende e poi l’indignazione montante sui social. A essere al centro della polemica, come si è scoperto, era la famiglia del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Interpellato dal Corriere della Sera, il ministro ha confermato l’accaduto, chiarendo i contorni dell’episodio: “Ho accompagnato mio figlio di 7 anni e mia moglie in aeroporto prima di recarmi al ministero. È compito della scorta la valutazione delle condizioni di sicurezza”. Parole che spostano il peso della decisione sull’apparato di protezione, come spesso accade quando ci si muove con la sicurezza al seguito. E tuttavia, il video ha riacceso un dibattito antico e mai realmente risolto: quale sia il confine tra tutela e privilegio, tra dovere istituzionale e uso improprio delle risorse pubbliche.

Le scuse e le zone grigie

Urso, nella stessa dichiarazione, ha anche espresso un segnale distensivo: “Mi rammarico se questo possa aver recato disagio ad altri. Non è nel mio stile, come chi mi conosce sa”. Parole prudenti, che non smentiscono nulla ma cercano di spegnere il fuoco con toni concilianti. Resta però da chiarire se la moglie del ministro disponesse effettivamente di una priority boarding (un servizio che consente di evitare le code tramite accesso preferenziale) o se abbia beneficiato di un canale riservato grazie alla presenza della scorta. Un dettaglio non secondario, perché farebbe la differenza tra una procedura acquistata e una facilitazione istituzionale. Inoltre, stando a quanto emerso, l’imbarco è avvenuto dal Terminal 1, mentre le operazioni di check-in si sono svolte al Terminal 3, fatto che ha sollevato altri dubbi sulla regolarità del percorso seguito.

Il ruolo della sicurezza

Secondo fonti aeroportuali, il personale di vigilanza dello scalo non sarebbe stato coinvolto direttamente nell’episodio. La decisione sarebbe stata gestita interamente dalla scorta del ministro, che avrebbe valutato la necessità di accompagnare i familiari attraverso un percorso rapido. La scena, durata solo qualche minuto, si è conclusa senza particolari incidenti, ma ha lasciato strascichi ben più lunghi nel dibattito pubblico.

L’uso della scorta, una questione irrisolta

Sui social, il caso ha acceso una nuova raffica di commenti. C’è chi ha difeso la scelta della scorta, parlando di questioni di sicurezza da non sottovalutare. E c’è chi, invece, ha visto nell’accaduto l’ennesimo abuso di potere, con riferimenti a casi simili del passato, da destra a sinistra, che hanno messo sotto accusa l’uso privato di uomini e mezzi dello Stato. Un déjà-vu della politica italiana: scorte usate per fare la spesa, accompagnare i figli, saltare le file. Un’abitudine trasversale, difficile da normare con precisione, ma che punta dritta al cuore della fiducia tra cittadini e istituzioni. La domanda che resta sul tavolo è sempre la stessa: esiste ancora una linea netta tra il ruolo pubblico e la vita privata, quando si ricoprono cariche istituzionali?