«La manovra di bilancio è in continuità con le scelte che il Governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie. Abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo», ha spiegato stamattina, lunedì 11 novembre, la presidente del consiglio Giorgia Meloni all’incontro coi sindacati, convocato a palazzo Chigi per illustrare la nuova legge di bilancio. Per lei questo è «un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici». Al termine i sindacati hanno confermato lo sciopero.

Incontro tra Meloni e i sindacati: cosa è emerso
«È chiaramente intenzione del governo intervenire anche sullo scaglione centrale, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo», ha dichiarato la premier Meloni, a proposito del nuovo taglio del cuneo fiscale e della riduzione delle aliquote Irpef. La presidente del consiglio ha citato due numeri per far capire di cosa stesse parlando: «30 e 38. 30 miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal Governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio. La più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia. Con le stesse risorse, qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato – ha proseguito la premier-. Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per – l’aumento dei salari etc. So che anche su questo alcuni di voi non sono d’accordo, avendo difeso la misura del superbonus e contestato le nostre correzioni al provvedimento, ma lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo».

Incontro tra Meloni e i sindacati: quali sono tre priorità del governo
«Anche stavolta il governo ha deciso di concentrare le risorse su alcune priorità: il sostegno ai redditi medio-bassi, il sostegno al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Abbiamo deciso di confermare e potenziare le principali misure introdotte negli anni precedenti, in particolare relative al mondo del lavoro e al sostegno alla famiglia, rendendone alcune strutturali, come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali», ha affermato la premier Meloni.

Landini regala alla premier una copia del libro di Camus
Un incontro quello tra Meloni e sindacati che era stato rimandato per indisposizione della leader di Fratelli di Italia. Per i sindacati si sono presentati i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse. All’arrivo a palazzo Chigi, il leader della Cgil Maurizio Landini ha spiegato che «per quello che ci riguarda c’è bisogno di un cambiamento radicale di questa manovra e c’è bisogno di andare a prendere i soldi dove sono. Queste sono le nostre richieste», aggiungendo poi di voler capire «per quale ragione ci hanno convocato ora. Ce lo debbono spiegare loro, visto che non era mai successo che un governo presentasse in Parlamento una manovra già decisa, già fatta, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali». Landini ha portato con sé una copia de «L’uomo in rivolta» di Albert Camus, che dopo le polemiche sullo sciopero generale il segretario della Cgil ha deciso di regalare alla premier. «Se hanno paura delle parole è bene che colgano un tema: cioè che di fronte a un livello di ingiustizia e di diseguaglianze come quello che si sta determinando, io credo che ci sia bisogno che le persone non accettino più, non si girino da un’altra parte. C’è bisogno di un cambiamento radicale che parte sia dall’azione politica ma anche dall’azione personale», ha affermato Landini. Per lui «sono le persone che si debbono mettere insieme, anche in termini di solidarietà, per combattere questo livello di ingiustizia di redistribuzione di ricchezza a danno di chi lavora. Non può essere che chi lavora è povero e non può essere che i nostri giovani – più di centomila all’anno – se ne debbono andare all’estero per realizzarsi, quando noi siamo un Paese che invecchia».





