Nel mirino di Kiev non ci sono soltanto obiettivi militari, ma anche bersagli dal forte valore simbolico. In cima alla lista: il ponte di Kerch, già colpito due volte — nell’ottobre 2022 e nel luglio 2023 — e tornato ora al centro di una campagna di attacchi multipli. Mentre sul fronte si teme un nuovo assalto russo, l’Ucraina ha risposto con un’ondata di operazioni speciali. E con un messaggio chiaro: Mosca non è intoccabile.
Negli ultimi giorni Kiev ha lanciato azioni coordinate su più fronti:
- Sabotaggi ai treni: per rallentare la logistica militare russa;
- Attacchi agli aeroporti: colpiti contemporaneamente quattro scali militari, con diversi bombardieri strategici andati in fiamme;
- Ponte di Kerch: bersaglio per eccellenza, non solo per la sua importanza strategica, ma per ciò che rappresenta: il collegamento fisico e simbolico tra la Russia e la Crimea occupata.
Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, l’intelligence ucraina, in particolare l’SBU, starebbe pianificando nuove operazioni per colpire alle spalle la macchina bellica russa. Anche se Mosca conserva il controllo del territorio, le sue retrovie iniziano a mostrare crepe.
Un ponte diventato obiettivo prioritario
Il ponte sullo stretto di Kerch è un “bersaglio di alto valore” per Kiev. Non è solo infrastruttura: è propaganda solida. Ecco perché è stato preso di mira più volte:
- 8 ottobre 2022: un camion imbottito di esplosivo esplode sulla carreggiata. Un’azione orchestrata con pazienza dai servizi ucraini.
- 17 luglio 2023: un drone marino kamikaze si lancia contro i piloni, causando danni ingenti. Anche questa volta tutto viene registrato dalle telecamere di sorveglianza.
Riparato, sì. Ma vulnerabile. E ogni nuovo attacco riapre la ferita. Il Cremlino ha reagito potenziando le difese: pattugliamenti intensificati con elicotteri; controlli navali rafforzati; e restrizioni persino per le imbarcazioni da diporto e i surfisti. Misure drastiche per proteggere una struttura che non può permettersi di perdere.
La minaccia silenziosa dei droni marini
I droni marini ucraini sono veloci, difficili da individuare e letali. Galleggiano a pelo d’acqua, carichi di esplosivo, teleguidati da remoto. Sono loro ad aver affondato la Moskva, ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero. Un’umiliazione storica. Una tattica che ricorda i “barchini esplosivi” della marina italiana durante la Seconda guerra mondiale. L’ultima minaccia arriva dal fondale. Secondo il Corriere, l’attacco più recente al ponte di Kerch potrebbe essere stato portato a termine da un drone subacqueo, chiamato Marichka: lungo sei metri, autonomia fino a 1.000 km e carico esplosivo. Il capo dell’intelligence ucraina, Vasyl Malyuk, ha confermato che la carica ha colpito uno dei piloni esterni. L’esplosione è stata potente, ma non sufficiente a interrompere il traffico.
L’ombra del sabotaggio
Mosca, da parte sua, ha annunciato l’arresto di un uomo accusato di voler piazzare esplosivi a Sebastopoli. È solo l’ultimo episodio di una guerra segreta fatta di agenti, droni, infiltrazioni. Lo specchio perfetto di quanto i russi fanno in territorio ucraino.





