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Ancora sangue a Gaza: bambini uccisi mentre andavano a prendere l’acqua

A Gaza, andare a prendere l’acqua può costare la vita. È un compito che spesso tocca ai più giovani. Famiglie sfollate, accampate tra le rovine, affidano taniche e bidoni ai ragazzini, che si muovono tra impianti improvvisati di distribuzione. Un gesto semplice, quotidiano, è diventato oggi un salto nel vuoto, una roulette mortale. Lo hanno raccontato al «Corriere della Sera» due infermiere del campo di Nuseirat, nel cuore della Striscia: «Fino a qualche tempo fa bastava scendere di qualche metro, andare alla fontana più vicina. Ora le bombe cadono ovunque. Non c’è più un posto sicuro. Nemmeno per i bambini». E infatti, a pochi passi dalla clinica dove lavorano, sabato mattina è avvenuto l’ennesimo massacro. Un attacco aereo ha centrato un punto di distribuzione dell’acqua gestito dalla Ong locale Afaq. Il bilancio è straziante: almeno dieci morti e circa venti i feriti.

«Chi ti ha detto di andare a prendere l’acqua?»

Sui social, gira un video che spezza il fiato: un padre porta tra le braccia il corpo straziato di suo figlio. Piange, sussurra: «Chi ti ha detto di andare a prendere l’acqua? Saremmo rimasti assetati per mesi, non volevamo quest’acqua». Una frase che riassume l’orrore di questa guerra che macina tutto, anche i gesti più elementari. Il quotidiano Ha’aretz riporta che il 95% dell’acqua a Gaza non è più potabile, mentre gli impianti di desalinizzazione sono quasi fermi per mancanza di carburante. Le forze armate israeliane, in una delle rare ammissioni di responsabilità, hanno spiegato che il missile caduto a Nuseirat era diretto a un miliziano della Jihad Islamica. Ma qualcosa è andato storto: «Ha mancato l’obiettivo di decine di metri. Ci dispiace per le vittime civili», recita un comunicato.

Bombe sul mercato, ancora sangue tra i civili

Non è stato l’unico attacco. Nel corso della giornata, altri raid hanno colpito un mercato affollato a Gaza City, uccidendo almeno dodici persone. In totale, solo nella domenica centrale della scorsa settimana, si contano una trentina di morti. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, sotto controllo di Hamas, nelle ultime 24 ore le vittime sono state circa 140. Il bilancio complessivo dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, supera le 58.000 vittime.

Una fondazione tra aiuti e denunce

Intanto si infittiscono le polemiche attorno alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), la struttura voluta da Israele per gestire la distribuzione degli aiuti, realizzata con il supporto di contractor americani. Amnesty International sta raccogliendo prove per accusare la GHF di crimini di guerra. Le testimonianze raccolte parlano di spari immotivati sulla folla, abusi, violazioni sistematiche delle regole umanitarie. Save the Children e Oxfam hanno denunciato episodi gravissimi, con operatori e guardie che avrebbero aperto il fuoco su civili inermi. Israele respinge le accuse: «I nostri soldati reagiscono solo in presenza di minacce armate», sostiene il governo.

Una “città umanitaria” nel cuore dell’orrore

Ma l’aspetto più controverso riguarda il progetto di una tendopoli definita “città umanitaria”, che Israele vorrebbe realizzare nelle zone meridionali più colpite. Una maxi-area di residenza coatta per i civili sfollati. Alcuni giornalisti israeliani l’hanno già ribattezzata “campo di concentramento”. La lista degli incidenti legati alla GHF è agghiacciante. Il 27 maggio, al primo giorno di attività, dieci morti e 62 feriti a Tel al-Sultan. Il 1° giugno, 32 vittime a Rafah. Il 16 giugno, 23 morti e oltre 200 feriti. E i numeri crescono ogni giorno, in un macabro bollettino senza fine.

La diplomazia arranca, la guerra continua

Sul fronte politico, regna l’impasse. L’inviato Usa Steve Witkoff ha annunciato che incontrerà una delegazione del Qatar ai margini della Coppa del Mondo Fifa per Club nel New Jersey, ma non andrà a Doha, come inizialmente previsto. Nessuna svolta all’orizzonte. Il premier israeliano Netanyahu è netto: «Non ritireremo i nostri soldati da Gaza». Hamas vuole che ce ne andiamo per riorganizzarsi e attaccare di nuovo. Non lo permetteremo». E rilancia: «Abbiamo accettato la proposta per un cessate il fuoco, ma Hamas l’ha rifiutata. Gli obiettivi restano: liberare gli ostaggi, distruggere Hamas, eliminare la minaccia da Gaza».