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Il rapporto Draghi è un altro ambizioso «whatever it takes»: i punti chiave

Draghi rapporto pdf: i punti chiave – Quello che chiede Mario Draghi è un cambio di rotta, un nuovo piano Marshall. Per qualcuno un altro ambizioso «whatever it takes». Anche perché senza le riforme da lui evocate l’Europa rischia di schiantarsi. «Ve lo dico perché questo è il mio incubo più frequente», ha esclamato lo scorso 4 settembre dell’economista italiano, nella sala al sesto piano del Parlamento europeo, raggelando i capigruppo presenti. Illustrando ieri il suo rapporto sul «Futuro della competitività» (170 proposte in 400 pagine), l’ex presidente della Bce non ha edulcorato la pillola, anzi. Draghi con la pragmaticità, che lo contraddistingue, ha presentato le sfide a cui far fronte e le soluzioni per salvare l’Europa. Tre i punti chiave della sua analisi: produttività, decarbonizzazione e sicurezza.

Rapporto Draghi sulla competitività (PDF): i punti chiave

Descrivendo il suo rapporto sul «Futuro della competitività», chiesto lo scorso anno dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ieri mattina Mario Draghi ha detto che l’Europa «corre un rischio esistenziale». Per evitare di restare schiacciata nella guerra industriale tra Stati Uniti e Cina, l’Unione europea deve reinventare sé stessa e varare uno strumento finanziario di «debito comune» da 800 miliardi di euro all’anno. Una sorta di Next Generation Eu (in Italia «Piano nazionale di ripresa e resilienza – Pnrr»), ma moltiplicato per otto. Le conclusioni, redatte con l’aiuto dei funzionari della Commissione europea, sono arrivate pochi giorni prima che la von der Leyen stabilisca i doveri dei principali tenenti per il suo prossimo mandato quinquennale. Secondo quanto riferisce «Il Sole 24 ore», la presentazione di Draghi, prevista prima delle elezioni di giugno, sarebbe stata ritardata per due ragioni: da un lato «la posizione dell’ex premier, favorevole a un ricorso molto ampio al debito europeo», dall’altro le «perplessità» dell’ex governatore di Bankitalia «rispetto al Green Deal, che avrebbe creato qualche frizione, proprio in vista del voto, con la stessa Commissione».

Rapporto Draghi sulla competitività: la ricetta per salvare l’Europa

«L’Europa si preoccupa del rallentamento della crescita dall’inizio di questo secolo. Si sono succedute varie strategie per aumentare i tassi di crescita, ma la tendenza è rimasta invariata. In base a diverse metriche, si è aperto un ampio divario nel pil tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, dovuto principalmente a un rallentamento più marcato della crescita della produttività in Europa», ha esordito il professor Mario Draghi. «L’Ue ha anche beneficiato di un contesto globale favorevole. Il commercio mondiale è cresciuto grazie alle regole multilaterali. La sicurezza dell’ombrello di sicurezza degli Stati Uniti ha liberato budget per la difesa da destinare ad altre priorità. In un mondo di geopolitica stabile, non avevamo motivo di preoccuparci della crescente dipendenza da paesi che ci aspettavamo rimanessero nostri amici. Ma le fondamenta su cui abbiamo costruito stanno ora vacillando. Il precedente paradigma globale sta svanendo. L’èra della rapida crescita del commercio mondiale sembra essere passata, e le imprese dell’Ue si trovano ad affrontare sia una maggiore concorrenza dall’estero che un minore accesso ai mercati esteri. L’Europa ha perso improvvisamente il suo più importante fornitore di energia, la Russia. Nel frattempo, la stabilità geopolitica sta diminuendo e le nostre dipendenze si sono rivelate vulnerabili», ha ammonito l’economista. E il cambiamento tecnologico sta accelerando rapidamente.

Ue, pubblicato il rapporto Draghi sulla competitività (PDF)

«L’Europa si è lasciata sfuggire la rivoluzione digitale guidata da Internet e gli aumenti di produttività che ha portato: infatti, il divario di produttività tra l’Ue e gli Stati Uniti è in gran parte spiegato dal settore tecnologico. L’Ue è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura. Solo quattro delle prime 50 aziende tecnologiche del mondo sono europee. Eppure, il bisogno di crescita dell’Europa sta aumentando», ha detto Draghi. «L’Ue sta entrando nel primo periodo della sua storia recente in cui la crescita non sarà sostenuta dall’aumento della popolazione. Entro il 2040, si prevede che la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di unità all’anno. Dovremo puntare maggiormente sulla produttività per guidare la crescita», ha aggiunto l’ex presidente della Bce. Poi ha scandito: «Se l’Europa non riesce a diventare più produttiva, saremo costretti a scegliere. Non saremo in grado di diventare contemporaneamente leader nelle nuove tecnologie, faro della responsabilità climatica e attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. È una sfida esistenziale».

«I valori fondamentali dell’Europa sono la prosperità, l’equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile»

Altro passaggio cruciale del discorso di Draghi quello che segue: «I valori fondamentali dell’Europa sono la prosperità, l’equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile. L’Ue esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non sarà più in grado di garantirli ai suoi cittadini – o se sarà costretta a scambiare l’uno con l’altro – avrà perso la sua ragione d’essere. L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. E l’unico modo per diventare più produttivi è che l’Europa cambi radicalmente». Il rapporto dell’ex numero uno della Bce si sviluppa in cinque macro-aree: produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale e accorgimenti per i singoli settori. C’è poi il nodo della Difesa, in cui si fanno proposte decisamente profonde, come l’istituzione di un’Autorità per l’industria della difesa a livello centrale, che agisca per conto dei paesi dell’Ue. 

Come sbloccare l’Europa: il nuovo «whatever it takes» di Draghi

«In ogni settore non partiamo da zero. L’Ue dispone ancora di punti di forza generali – come sistemi educativi e sanitari forti e stati sociali solidi – e di punti di forza specifici su cui costruire», ha detto Draghi, che ha poi evidenziato: «L’Europa deve riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate». L’Ue deve uscire dalle sabbie mobili in cui è finita e ha il potenziale per farlo: «Il problema non è che l’Europa manchi di idee o di ambizione. Abbiamo molti ricercatori e imprenditori di talento che depositano brevetti. Ma l’innovazione è bloccata nella fase successiva: non riusciamo a tradurre l’innovazione in commercializzazione e le aziende innovative che vogliono crescere in Europa sono ostacolate in ogni fase da normative incoerenti e restrittive». L’Ue «non può permettersi di rimanere bloccata nelle ‘tecnologie e industrie di mezzo’ del secolo scorso» e deve guardare al l’IA «nelle nostre industrie esistenti in modo che possano rimanere all’avanguardia», ha spiegato il professore.

I punti salienti del rapporto Draghi sulla competitività (PDF)

La seconda area di intervento è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività: «Se agli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa corrisponderà un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità per l’Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c’è il rischio che la decarbonizzazione sia contraria alla competitività e alla crescita», ha detto Mario Draghi, che ha poi proseguito: «Nel medio termine, la decarbonizzazione contribuirà a spostare la produzione di energia verso fonti energetiche pulite sicure e a basso costo». Anche in questo caso c’è una base solida da cui partire: «L’Unione europea è leader mondiale nelle tecnologie pulite come le turbine eoliche, gli elettrolizzatori e i carburanti a basso contenuto di carbonio, e più di un quinto delle tecnologie pulite e sostenibili a livello mondiale sono sviluppate qui. Tuttavia, non è detto che l’Europa colga questa opportunità», ha affermato l’ex premier italiano, alludendo alla concorrenza della Cina sempre più spietata.

Il principale obiettivo dell’Ue rimane la pace per l’economista

«La terza area di intervento è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze», proprio perché ha specificato poi Draghi «la sicurezza è un prerequisito per una crescita sostenibile». Difatti «con l’affievolirsi dell’era della stabilità geopolitica, aumenta il rischio che la crescente insicurezza diventi una minaccia per la crescita e la libertà». Compito dell’Ue sarà quello di «coordinare gli accordi commerciali preferenziali e gli investimenti diretti con i paesi ricchi di risorse, costituire scorte in aree critiche selezionate e creare partenariati industriali per garantire la catena di approvvigionamento delle tecnologie chiave», ha evidenziato l’economista. Per Mario Draghi il principale obiettivo dell’Ue rimane la pace, ma le continue minacce dall’esterno devono far riflettere. È impensabile (oltre che controproducente) farsi cogliere impreparati e per l’ex governatore di Bankitalia tre i muri da abbattere: la mancanza di concentrazione («Definiamo obiettivi comuni, ma non li sosteniamo definendo priorità chiare o dando seguito ad azioni politiche congiunte»); lo spreco di risorse comuni («Abbiamo una grande capacità di spesa collettiva, ma la diluiamo in molteplici strumenti nazionali e comunitari»), il fatto che l’Ue non si sappia coordinare dove è importante («Le regole decisionali europee non si sono evolute in modo sostanziale con l’allargamento dell’Ue e con l’aumento delle ostilità e della complessità dell’ambiente globale che dobbiamo affrontare»).

Le conclusioni del rapporto Draghi sulla competitività (PDF)

Sul finale Draghi ha evidenziato: «Dovremmo abbandonare l’illusione che solo la procrastinazione possa preservare il consenso. In realtà, la procrastinazione ha prodotto solo una crescita più lenta, e non ha certo ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, se non agiamo, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà». L’ex premier ha detto: «Le riforme possono essere veramente ambiziose e sostenibili solo se godono del sostegno democratico. E dobbiamo assumere una nuova posizione nei confronti della cooperazione: nella rimozione degli ostacoli, nell’armonizzazione di regole e leggi e nel coordinamento delle politiche. Ci sono diversi ambiti in cui possiamo avanzare. Ma ciò che non possiamo fare è non avanzare affatto». In conclusione un incoraggiamento di Draghi: «La nostra fiducia nel fatto che riusciremo ad andare avanti deve essere forte. Mai in passato la dimensione dei nostri paesi è apparsa così piccola e inadeguata rispetto alle dimensioni delle sfide. Ed è da molto tempo che l’autoconservazione è una preoccupazione così comune. Le ragioni per una risposta unitaria non sono mai state così convincenti – e nella nostra unità troveremo la forza di riformare».

A chi gli ha chiesto se l’Ue sia di fronte a una situazione del tipo «agisci o muori», al termine della conferenza stampa Draghi ha risposto: «No, non penso che sia così. Non è un momento fai così o muori: è un momento fai così oppure è una lenta agonia».