È stato salutato con una standing ovation Mario Draghi alla conferenza sul “futuro della competitività europea” che si è tenuta al Collège de France. L’ex numero uno della Bce era atteso per un dialogo insieme al presidente Emmanuel Macron, a cui è legato da un’antica e profonda amicizia. Il leader francese ha voluto ringraziare Draghi per «tre motivi»: «Essersi assunto le responsabilità (da Presidente del Consiglio, ndr) in un momento politico ed economico particolarmente delicato per l’Italia, essere stato un formidabile compagno di viaggio per la Francia e infine per avere accettato di preparare il rapporto di cui oggi continui a seguire l’attuazione».
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Draghi a Parigi, incontro con Macron per rilanciare l’Ue
Vederli di nuovo l’uno accanto all’altro, per un istante, riporta le lancette dell’orologio indietro al 26 novembre del 2021, quando entusiasti, impegnandosi a superare divergenze e ostilità tra Italia e Francia, avevano stipulato il Trattato del Quirinale. Oggi Mario Draghi ed Emmanuel Macron si sono ritrovati per discutere, forse di qualcosa di ancora più importante: il futuro dell’Ue. Al centro il report sulla competitività dell’Europa che l’ex premier italiano ha presentato lo scorso settembre. Un documento in cui l’economista ha spiegato che la Commissione Europea dovrà essere più ambiziosa, se non vuole essere schiacciata da Stati Uniti e Cina.
A stretto giro, proprio perché si tratta di priorità, divenute ancora più urgenti dopo il ritorno del sovranista Donald Trump alla Casa Bianca, l’Europa dovrà essere meno leziosa, liberarsi da eccessi burocratici, semplificando, snellendo o eliminando alcune procedure; essere pretenziosa sul piano degli investimenti; raggiungere una maggiore autonomia industriale, intensificare la propria capitalizzazione nel mercato hi-tech e infine rafforzare la propria difesa. Subito dopo le elezioni americane, Draghi aveva detto al vertice informale a Budapest: «È possibile spendere il 2% del Pil per la difesa rispettando il Patto di stabilità, bisognerà prendere tutta una serie di decisioni: oggi bisogna decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione». E ora è tornato a parlarne a Parigi, al Collège de France, prestigiosa istituzione fondata nel 1530, dove ad ascoltarlo erano in tanti.

Mario Draghi a Parigi, conferenza sul “futuro della competitività europea” al Collège de France
La conferenza è stata introdotta da diversi economisti francesi ed internazionali. Il piano di Mario Draghi è stato definito «rivoluzionario» dall’economista Philippe Aghion, che ha moderato il dialogo tra l’ex premier italiano e il presidente francese Macron. Per far capire quanto l’Ue abbia perso competitività rispetto agli Usa, esperti del settore hanno presentato anche dei grafici. Che l’Europa abbia recitato la parte della «bella addormentata» negli ultimi trent’anni non è un’opinione, lo dicono i dati. Chi sarà il principe a svegliarla dal sonno in cui è sprofondata? A proposito delle conseguenze per l’Ue dopo il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, Draghi ha detto: «È ancora molto difficile dire cosa succederà con la nuova Amministrazione Trump. Ma sicuramente darà un ulteriore grande impulso di sviluppo al settore high tech, un settore in cui siamo già in ritardo. Ci troveremo dunque ad affrontare un periodo in cui dovremo lavorare più intensamente rispetto a quanto avevamo precedentemente pianificato».
L’ex presidente del consiglio italiano ha poi evidenziato: «La seconda cosa abbastanza sicura è che ci saranno più dazi. Negli ultimi cinque anni, l’Europa è diventata ancora più dipendente dagli Stati Uniti: le esportazioni ora rappresentano circa il 20 per cento del nostro commercio totale. Gli Stati Uniti sono il secondo maggiore fornitore di gas naturale liquefatto e il principale fornitore di equipaggiamenti militari per la guerra in Ucraina». La sveglia dovrebbe essere proprio il pericolo di nuovi dazi all’orizzonte secondo Draghi, che durante l’evento ha più volte usato l’espressione «Wake up call».

Standing ovation per Draghi a Parigi: i ringraziamenti di Macron
Le ultime notizie da Bruxelles però sembrano suggerire ben altro: di fronte allo scenario geopolitico ed economico attuale, l’Europa sembra come frastornata, svogliata. Lo dimostrano i veti incrociati sulle nomine Ue, lo prova la mancata prontezza della presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, che finora ha usato il report curato da Mario Draghi soltanto come specchietto per le allodole nella sua campagna elettorale. Macron, al contrario, ha compreso che bisogna agire e alla svelta: «In Europa, per dirlo in modo molto semplice, investiamo troppo poco, a livello sia pubblico sia privato. E, soprattutto nel settore privato, sugli elementi di ricerca che fanno la differenza». Per il presidente francese, che sostiene pienamente le proposte dell’economista romano: «Ci proteggiamo troppo poco. Gli americani e i cinesi proteggono il loro mercato. Questa protezione include politiche di incoraggiamento della domanda interna, un punto dove l’Europa si è indebolita, sacrificando la propria domanda interna per favorire modelli economici basati sulle esportazioni. Di conseguenza, l’Europa ne risente maggiormente quando le esportazioni rallentano».


L’Europa deve accelerare: l’unione dei mercati è cruciale
Macron ha invitato l’Europa ad agire in modo unito e deciso: «Ritardare ulteriormente porterebbe a dilemmi difficilmente risolvibili. Occorrono scelte decisive in settori strategici, inclusa la politica commerciale e industriale, con un focus sul mercato unico e l’innovazione». Dello stesso avviso Draghi: «Non vedo alcun destino ineluttabile. Tuttavia, se ci dividiamo, perdiamo il nostro vantaggio. E il rischio, se nei prossimi due anni non otteniamo risultati concreti, è che alcuni paesi siano tentati da avventure individuali con gli Stati Uniti d’America. Penso che la preferenza debba andare all’azione collettiva, perché è ciò che ci permette di essere efficaci». L’ex presidente della Bce ha sottolineato l’importanza di «applicare la logica del mercato unico a settori che finora abbiamo escluso», come «l’energia e le telecomunicazioni». Per Draghi «l’unione dei mercati di capitali è cruciale». In sostanza, «L’Europa deve imparare a crescere da sola» e gli Stati membri devono smetterla di pensare a «ciascun per sé» dinanzi agli Stati Uniti di Donald Trump o alla Cina di Xi Jinping.
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