Certe storie iniziano in sordina, tra le righe di un comunicato o le pieghe di una sentenza. Poi, all’improvviso, diventano prime pagine, talk show, dibattiti accesi. Perché quando entrano in scena personaggi fuori dagli schemi, e fuori dal Parlamento, ma non dal cuore della polemica, la faccenda si fa subito interessante. Ed è esattamente quello che sta succedendo. Quello che sembrava un semplice aggiornamento sulle pensioni degli ex parlamentari è diventato un caso nazionale, e non per ragioni contabili. Dietro, c’è una faccia nota, una voce mai spenta e un avvocato che non passa inosservato.
Il ritorno di Cicciolina: attacco a Giuseppe Conte
Parliamo di Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina, ex onorevole, ex icona del cinema erotico e attuale guerriera in toga. Dopo la recente decisione della Camera sul taglio dei vitalizi agli ex deputati, ha deciso di alzare la voce e imbracciare la via legale. O meglio, ha delegato l’operazione al suo fidato avvocato: Luca Di Carlo, legale dallo stile flamboyant e portafoglio miliardario. La battaglia è annunciata: verrà sporta denuncia contro il Collegio d’appello della Camera e contro il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, indicato come simbolo, se non motore, dell’intera operazione.
“Non è politica, è abuso di potere”
Il tono è da atto d’accusa, e Di Carlo non risparmia colpi. Secondo il legale, la sentenza che ha confermato il taglio ai vitalizi è una “decisione politica mascherata da giustizia”. In pratica, un uso distorto del diritto per fini di consenso. «Quella che Conte considera una sua vittoria è in realtà una vergogna giuridica, un precedente pericoloso», attacca l’avvocato. E rincara la dose: «Questa decisione viola la Costituzione, danneggia lo Stato, e colpisce i diritti acquisiti. È la più grande violazione di legge mai compiuta da rappresentanti istituzionali». Se cercavate toni soft, qui non li troverete.
L’Italia, tra vitalizi e fumo negli occhi
Secondo la ricostruzione dell’ex deputata e del suo avvocato, il taglio ai vitalizi non è servito a migliorare i conti pubblici né tantomeno a finanziare sanità o giustizia. Al contrario: sarebbe servito solo a “far contenta l’opinione pubblica” e a coprire l’aumento degli stipendi dei parlamentari. Di Carlo non fa giri di parole: «Si è preso da una parte per dare agli stessi politici dall’altra. Tutto il resto è fuffa populista». Il bersaglio non è solo Conte, ma anche il governo Meloni, accusato di aver fatto lo stesso gioco.
Azione doppia: tribunali e Montecitorio
La strategia è su due fronti. Da un lato, una denuncia presso le sedi giudiziarie nazionali ed europee, dove verrà contestata la legittimità della sentenza. Dall’altro, una richiesta di audizione al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per avviare un’indagine parlamentare interna. Obiettivo dichiarato: far cadere la sentenza come un castello di carta. Impresa ardua? Forse. Ma con Cicciolina nulla è mai stato semplice. Né prevedibile. Ma al di là della teatralità, c’è una domanda che resta sul tavolo: è giusto rivedere i privilegi della classe politica anche retroattivamente? E dove finisce la giustizia sociale e comincia la punizione simbolica? Domande che, in tempi di slogan e tagli spettacolari, restano senza risposta. O forse, aspettano solo la prossima udienza.





