«Prima che una questione di genere c’è un problema di regole: se una competizione esclude un’atleta e un’altra la ammette, bisogna mettersi d’accordo». Così Giovanna Motta, endocrinologa all’Ospedale Molinette di Torino, ha commentato a “La Stampa” il caso di Imane Khelif, la pugile algerina che ha combattuto contro l’azzurra Angela Carini, che ha deciso di ritirarsi.
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Caso Khelif, l’endocrinologa Giovanna Motta: “Lo sport fissi un limite al livello di testosterone”
Imane Khelif è sempre stata donna e ha presentato al Comitato olimpico i suoi documenti anagrafici, oltre alla cartella medica: «Non conosco direttamente la vicenda, quindi parlo in termini generali: se si fosse trattato di un caso di persona transgender, alla nascita avrebbe avuto un genere assegnato maschile e poi avrebbe fatto un percorso di affermazione femminile. Ma non è questo il caso. Siamo di fronte a una persona intersex: una donna con livelli alti di ormoni maschili. Al fine della competizione sportiva non c’è una grossa differenza: servono criteri omogenei che stabiliscano un limite al livello di testosterone», ha dichiarato la dottoressa Giovanna Motta. L’endocrinologa ha spiegato poi i vantaggi di un eccesso di ormoni maschili: «Innanzitutto il potenziamento della muscolatura. I livelli ammessi per una donna non devono essere superati, altrimenti la competizione non è più corretta. La polemica scatta nel momento in cui le regole cambiano all’improvviso da una competizione importante come i campionati mondiali, ai Giochi olimpici, che sono l’evento sportivo più simbolico».

Obiettivo? «Garantire a tutte le atlete condizioni di equità»
Per evitare polemiche (anche di carattere politico) cosa può fare la scienza? «Stabilire un cut off, un valore limite che renda corretta una gara. Ma non è facile e in certi casi neppure sufficiente», ha detto la dottoressa Giovanna Motta, che ha spiegato un’eventuale via possibile: «Stabilire un limite ai livelli di testosterone non rivela quando né per quanto tempo il limite è stato superato. Mi spiego: se per una cura o per cause naturali il testosterone di una donna sarà su livelli maschili fino ai 17 anni, lo sviluppo fisico avverrà di conseguenza. Situazione opposta se l’eccesso di testosterone termina a 12 anni». Cosa conta? L’esperta non ha dubbi: «Garantire a tutte le atlete condizioni di equità».





