Cambiamenti climatici e Pil, un legame che a prima vista potrebbe apparire strano ma che a tutti gli effetti è ben comprensibile ogni volta che un evento meteo estremo provoca ingenti danni ai settori agricolo, turistico, al patrimonio dei bei culturali.
A rivelare l’impatto nel medio termine dei cambiamenti climatici sul Pil italiano è uno studio della Banca d’Italia. Secondo il report di via Nazionale, le temperature medie in Italia sono aumentate di circa 2°C dallo scorso secolo, generando un impatto negativo sull’economia nazionale. Se questa tendenza dovesse proseguire, con un ulteriore aumento di temperatura di +1,5°C (nello scenario intermedio), ciò potrebbe causare un rallentamento del PIL italiano tra il 2,8% e il 9,5% entro il 2100.
Cambiamenti climatici e Pil, i dettagli dello studio
Si legge nel paragrafo conclusivo del lavoro: “Le temperature medie in Italia sono aumentate di circa 2°C dall’inizio del secolo scorso con una sostanziale omogeneità dei trend di crescita a livello territoriale. Questi aumenti hanno avuto un impatto negativo sulla crescita del PIL pro capite, accentuatosi alla fine del Novecento parallelamente all’incremento delle temperature nel periodo 1981-2001. Le analisi fanno registrare in aggregato una relazione quadratica tra la temperatura e il livello del PIL pro capite a forma di U rovesciata con un punto di inversione a circa 15°C”.

“Nell’ipotesi – prosegue il testo – che la sensibilità del PIL pro capite all’incremento delle temperature si attesti nel futuro sui livelli medi stimati per il Novecento, si sono proiettate in avanti le analisi realizzate per il passato e calcolati i potenziali effetti al 2100 del riscaldamento atteso nei prossimi decenni.
Sulla base delle analisi effettuate con metodologie panel e ARDL, uno scenario di emissioni con
aumenti di temperatura di +1,5°C al 2100 potrebbe frenare la crescita del PIL pro capite riducendone
l’incremento annuo in un range tra 0,04 e 0,13 punti percentuali, fino a determinarne a fine secolo un
livello tra il 2,8 e il 9,5 per cento inferiore rispetto a quello che prevarrebbe se crescesse al suo trend
storico. Queste valutazioni, che per la natura dell’esercizio effettuato sono necessariamente connotate
da un grado di incertezza elevato, risultano coerenti con quelle di altri studi realizzati a livello crosscountry.”
Lo studio (qui il documento completo) evidenzia anche un aumento nella frequenza di giornate con temperature superiori a 28°C, il quale ha influenzato negativamente soprattutto il settore agricolo, ma si sono riscontrati anche effetti negativi sull’industria e nei servizi. Questi risultati sottolineano l’importanza di affrontare le sfide del cambiamento climatico, poiché i suoi impatti sul clima stanno avendo conseguenze significative sull’economia del paese.





