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Cosa sta succedendo in Brasile dopo l’assalto ai palazzi istituzionali

Ieri, domenica 8 gennaio 2023, in Brasile centinaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno preso d’assalto importanti edifici governativi, rompendo finestre e usando mobili per formare barricate contro le forze di sicurezza. I facinorosi vicini all’ex leader verdeoro hanno violato i blocchi, a dire il vero poco efficaci, istituiti dalle Forze Armate fuori dall’edificio del Congresso, la Corte Suprema e il Palazzo Presidenziale.

Il presidente brasiliano in carica, Luiz Inácio Lula da Silva, in una conferenza stampa indetta in fretta e furia, ha descritto gli eventi nella capitale Brasilia come “barbari” e ha detto che “la mancanza di sicurezza” ha permesso ai sostenitori “fascisti” di Bolsonaro di violare le barriere istituite dalle Forze Armate fuori dagli edifici istituzionali. “Queste persone sono tutto ciò che è abominevole in politica”, ha detto, aggiungendo che “tutte le persone che hanno fatto questo saranno trovate e punite”.

I numerosi filmati subito rimbalzati in rete domenica mostravano una moltitudine di persone a Brasilia che salivano una rampa verso l’edificio del Congresso. I facinorosi hanno raggiunto poi la Green Room, situata fuori dalla camera della Camera bassa del Congresso, come riferito alla CNN Brasil dal presidente ad interim del Senato, Vital do Rogo.

Altri media hanno mostrato i sostenitori di Bolsonaro entrare nella Corte Suprema e nel palazzo presidenziale, dove la stessa emittente americana ha mostrato gli arrivi della polizia antisommossa e delle forze armate brasiliane. Secondo la CNN, il pavimento dell’edificio del Congresso è stato allagato dal sistema antincendio quando i manifestanti hanno tentato di appiccare il fuoco ad alcuni arredi. Altri video mostravano i manifestanti all’interno dell’edificio che prendevano doni ricevuti dalle delegazioni internazionali e distruggevano opere d’arte.

La sommossa è scoppiata ad una settimana dall’insediamento di Lula da Silva, il cui ritorno al potere dopo una pausa di 12 anni arriva dopo la vittoria contro Bolsonaro al ballottaggio del 30 ottobre. L’amministrazione del leader della destra populista in precedenza aveva detto che stava collaborando con la transizione del potere ma Bolsonaro si è fermato prima di ammettere esplicitamente la sua sconfitta elettorale e ha lasciato il paese per gli Stati Uniti prima dell’insediamento di Lula da Silva.

Su Twitter ieri Bolsonaro ha anche denunciato le azioni dei suoi sostenitori, affermando che sebbene le manifestazioni pacifiche e legali facessero parte della democrazia, “i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come si sono verificati oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggire alla regola”.

In un tweet di domenica sera, la polizia brasiliana ha affermato che dopo gli attacchi ai palazzi istituzionali almeno 300 persone sono state arrestate nella capitale, Brasilia. L’episodio appare alla maggior parte degli osservatori come una cupa eco dell’invasione del Campidoglio degli Stati Uniti di due anni fa ad opera di accaniti sostenitori dell’ex presidente Donald Trump.

“I sostenitori di Bolsonaro hanno organizzato questi attacchi sui loro canali Telegram e durante la scorsa settimana sono arrivati a Brasilia autobus che trasportavano centinaia di persone. Quindi è stata una sorpresa che le forze di sicurezza a Brasilia siano state così lente ad agire, e questo ha sollevato alcuni dubbi sulla loro lealtà perché la polizia militare e le forze armate, in generale, sono state convinte sostenitrici di Bolsonaro”, ha detto la corrispondente dal Brasile della tv araba Al Jazeera.