MILANO – «Disinnescare il protezionismo per evitare una nuova recessione». È il monito lanciato dal presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, nel corso dell’assemblea annuale dell’Abi. Un richiamo netto, rivolto a istituzioni e governi, in un momento di crescente instabilità geopolitica ed economica. «Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche subirebbero gravi effetti negativi», ha spiegato Patuelli nella sua relazione introduttiva. E ha aggiunto: «Si rischierebbe una nuova recessione globale. Occorre agire subito per disinnescare il rischio di nuovi dazi e misure protezionistiche, strumenti vecchi quanto il mondo che danneggiano il libero mercato, frenano la crescita economica e compromettono la prosperità globale».
Banche esposte tra crisi internazionali e inflazione
Il presidente Abi ha poi sottolineato il ruolo delicato del sistema bancario nelle attuali dinamiche economiche: «Le banche sono molto esposte di fronte alle crisi, essendo l’anello più sensibile e complesso di connessione tra i vari fattori economici». Patuelli ha espresso preoccupazione per le ricadute sull’economia reale, sulla fiducia degli investitori, sui flussi commerciali internazionali e soprattutto sui costi dell’energia, con i rischi connessi di una nuova impennata dell’inflazione e, di conseguenza, dei tassi di interesse. Il contesto globale resta incerto, e Patuelli non ha nascosto le difficoltà di una fase storica inedita: «Viviamo un tempo di grandi incertezze fra le due sponde dell’Atlantico», ha dichiarato.
Giorgetti: “Contano le capacità, non la nazionalità dei banchieri”
Sul tema bancario è intervenuto anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha ribadito la linea del governo: «Non guardiamo alla nazionalità dei banchieri, ma alla loro capacità di svolgere il proprio ruolo», ha dichiarato. Un messaggio diretto a chi legge le nomine o le posizioni apicali del settore come questioni geopolitiche o di bandiera. Giorgetti ha ricordato il lavoro fatto dal governo e dal Mef negli ultimi anni: «Abbiamo garantito disciplina di bilancio, contribuendo al calo dello spread e al miglioramento del rating dell’Italia. Questi elementi hanno avuto ricadute positive per le banche». Ora, ha esortato, «mi aspetterei che gli istituti di credito tornino a fare le banche, concentrandosi sull’attività di intermediazione e finanziando l’economia reale. Si guadagni sul margine di interesse, non solo sulla gestione patrimoniale».
Panetta: “Incertezza sul dollaro, opportunità storica per l’euro”
Durante l’assemblea è intervenuto anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, con uno sguardo più ampio sul contesto internazionale. Il suo intervento ha sottolineato un punto cruciale: l’incertezza crescente sul ruolo del dollaro negli equilibri finanziari mondiali. «L’Europa ha oggi nuove opportunità, perché gli investitori stanno cercando alternative al dollaro e ai mercati statunitensi», ha detto Panetta. «Stiamo assistendo a un lento ma reale riorientamento dei portafogli globali, ed è un’occasione che l’Unione Europea deve saper cogliere». Ma il governatore è stato chiaro: nulla avverrà da solo. «Serve rilanciare con forza il progetto di integrazione europea. Dobbiamo completare il mercato unico e adottare politiche comuni per innovazione, produttività e crescita», ha esortato Panetta, delineando un’agenda europea che va ben oltre l’economia, per ridisegnare il ruolo stesso dell’Unione nel nuovo ordine globale.
Una fase fragile, ma con spiragli di rilancio
L’assemblea Abi di quest’anno fotografa un sistema bancario solido ma vulnerabile, al centro di una congiuntura globale instabile. Tra dazi, protezionismo, tensioni internazionali e incertezze valutarie, le banche italiane sono chiamate a un ruolo cruciale. Da un lato, devono affrontare con prudenza i rischi sistemici. Dall’altro, devono tornare a finanziare l’economia reale, sostenere le imprese e investire sulla fiducia. In mezzo, l’Europa, ancora una volta in bilico tra passato e futuro, con il compito storico di sfruttare la crisi per diventare finalmente adulta sul piano economico e politico.





