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Vittime di mafia dimenticate: Vincenzo Costa

Il 19 luglio 1992, nello stesso esatto giorno in cui la mafia consumava il suo secondo atto stragista con l’autobomba di via D’Amelio a Palermo in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, a Siderno, in Calabria, perse la vita in un agguato il commerciante Vincenzo Costa.

Costa, che purtroppo portava il cognome di una delle fazioni coinvolte nella sanguinosa faida di ‘ndrangheta a Siderno, era stato per anni un carrozziere per poi decidere di aprire un’attività di rivendita ambulante bibite proprio nella cittadina della costa dei gelsomini. Ma Vincenzo Costa, morto ammazzato sotto casa all’età di 43 anni, non era un affiliato all’omonima cosca in guerra con i potenti Commisso: era semplicemente un lontano parente.

Ma la logica delle faide è questa: colpire l’avversario facendo terra bruciata intorno, colpendo congiunti ed alleati fino alla radice. Un po’ quello che è accaduto nello stesso periodo a Reggio Calabria, durante la cosiddetta seconda guerra di ‘ndrangheta. Il 20 luglio 1992, tre righe in cronaca nera sui principali quotidiani locali parlano dell’omicidio di Vincenzo Costa, caduto sotto i colpi di un killer sconosciuto mentre era alla guida della sua motoape. Vincenzo era sposato ed aveva 4 figli; la moglie era incinta della sua unica figlia, che sarebbe nata di lì a poco.

Le indagini sull’agguato non hanno mai portato a nulla di concreto: l’omicidio di Vincenzo Costa è stato così archiviato tra quelli “senza colpevoli”. Il commerciante ambulante di Siderno è diventato, purtroppo, un’altra delle tante vittime innocenti della ‘ndrangheta ed il suo omicidio è rimasto impunito.

La faida di Siderno tra le ‘ndrine Costa e Commisso e rispettivi alleati si è consumata tra il 1987 e il 1993, lasciando sul campo oltre 30 morti tra le fazioni opposte e anche più di un estraneo alle dinamiche criminali. Come raccontano Nicola Gratteri e Antonio Nicaso in Fratelli di sangue, l’esito della faida rafforzò la fazione dei Commisso che gradualmente prese il controllo definitivo di quella che indagini più recenti hanno individuato come la “locale di Siderno”. Si tratta di una delle strutture di base della ‘ndrangheta, una delle più potenti della Calabria e con ramificazioni che arrivano fino al Canada dove è attivo da alcuni decenni il famigerato “Siderno Group”, anch’esso guidato dai Commisso.