C’è un angolo di Villa Pamphili, a Roma, dove la primavera non è arrivata. Non per tutti, almeno. È il punto esatto in cui, qualche giorno fa, sono stati trovati i corpi di una donna e di una neonata. Un prato tra i rovi, qualche tronco caduto, le tracce annerite di un fuoco spento. Nessun mazzo di fiori, nessuna candela, nemmeno un biglietto. Neppure un gesto umano a marcare quel dolore. Quel vuoto, quella mancanza assoluta di partecipazione emotiva, pesa forse più dei nastri della polizia che delimitano la scena. Pesa più della morte stessa. Perché racconta una storia che va oltre la cronaca: parla di invisibilità, di povertà estrema, di solitudine.
Una tragedia nel cuore del parco
Le due vite sono state trovate a poche ore di distanza, ma a circa cento metri l’una dall’altra. La piccola era tra i rovi, con il corpo segnato da lividi e graffi. Dall’autopsia emergono segni compatibili con lo strangolamento. La donna, forse la madre, era morta da giorni. Di loro non si sa nulla. Non hanno un nome. Le impronte della donna non coincidono con alcun profilo in banca dati. I tatuaggi sono stati diffusi dalla polizia, nel tentativo disperato di ricevere una segnalazione, una traccia, qualcosa. Ma nessuno sembra riconoscerle. Nessuno ha denunciato la loro scomparsa.
Nessuno ha lasciato un segno
In quella radura dove la vita si è fermata, restano solo la cenere di un falò, una buccia d’arancia, un silenzio assordante. Non c’è passante che abbia lasciato un fiore. Non c’è stato un gesto minimo, un atto spontaneo per onorare due vite scomparse così nel nulla. È questa l’immagine che ferisce più di tutto. Non solo il giallo della morte. Ma il fatto che a nessuno sia venuto in mente di fermarsi. Nemmeno per dire “mi dispiace”. «A Roma ci sono povertà estreme che non si vogliono vedere», ha detto Giustino Trincia, direttore della Caritas. È un’ammissione crudele, eppure reale. Perché spesso vediamo senza guardare, corriamo senza chiederci chi dorme accanto al nostro percorso jogging, chi si rifugia sotto un albero, chi si accampa dove può. Ed è lì che, forse, hanno vissuto i loro ultimi giorni quelle due figure. Secondo alcuni testimoni, una donna con una neonata si aggirava nella zona. A volte accompagnata da un uomo. Frammenti, immagini confuse. Ma nessuno, neppure tra chi le ha viste, ha mai dato l’allarme.
Quanto è facile sparire?
Oggi, le forze dell’ordine continuano a lanciare appelli. Il caso è aperto, le indagini vanno avanti. Ma il tempo è un nemico feroce, soprattutto quando non c’è nessuno che rivendichi un legame. Né una madre, né una sorella, né un’amica. Solo ipotesi, solo silenzi. E allora ci si chiede: quanto è facile sparire? Quanto è facile morire senza che nessuno se ne accorga? Villa Pamphili è uno dei polmoni verdi della capitale. Ma da qualche giorno, in uno dei suoi angoli, l’aria è ferma. Le parole si sono spente. E due vite restano lì, in attesa di un nome, di un gesto, di un pensiero. Non si può riportarle indietro. Ma qualcosa si può ancora fare: ricordarle. Anche solo con un fiore.





