Chi scrive nutre una profonda ammirazione per Luca Marinelli, che ha interpretato magnificamente Benito Mussolini nella serie Sky “M-Il figlio del secolo”, diretta da Joe Wright e scritta da Stefano Bises e Davide Serino, tratta dal romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega. Il lavoro di Marinelli, che è tra gli attori migliori che abbiamo nel panorama cinematografico italiano, è davvero di pregio: del giovane Mussolini questi ha colto i tic, le ossessioni, il suo desiderio di emergere a tutti i costi, l’incoerenza. È un ritratto pressoché perfetto, curato nei più sordidi dettagli: si rimane rapiti dallo sguardo folle, impauriti dagli occhi sgarrati, impietriti dalla postura fiera del Dux in potenza. E che dire poi della pronuncia? Nelle prime puntate, assistiamo ad un periodo in cui butta male per Mussolini, in bilico tra l’essere un martire o un rudere. Per consolarsi il giovane giornalista si divide tra varie avventure extraconiugali: dall’amante e mentore Margherita Sarfatti alla segretaria del “Popolo d’Italia” Bianca Ceccato, figure femminili che ci fanno capire anche il rapporto che Benito aveva con l’altro sesso. «Io sono una bestia coerente. Ho tradito tutti. Tradisco anche me stesso», dice il protagonista. Ed effettivamente Mussolini è come le bestie, sente il tempo che viene, e muta parere a seconda delle circostanze. È altresì convinto che con gli ultimi si faccia la Storia.
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Perché “M-Il figlio del secolo” è davvero da non perdere
Lo si potrebbe definire un abile prestigiatore: a Mussolini si deve il ricorso al populismo, inteso come l’arte di fornire la soluzione più semplice e di arrivare alla pancia delle persone. E, ahinoi, è un terribile espediente che si riaffaccia sovente nella storia. Un uomo pieno di ombre Mussolini, che nutre un totale disprezzo per l’umanità: vede negli altri solo un mezzo per arrivare alla propria affermazione personale. «Per lui l’empatia era uno strumento forte, ma nel suo caso era piena di inganno, semplicemente per attirare persone a sé, strumenti e voti. Ha devastato con questa sua mascolinità tossica, con questa sua violenza, anche il mondo femminile attorno a lui. Ad esempio Margherita Sarfatti, che era una grandissima intellettuale che lo prese sotto la sua ala protettiva, venne ingannata e tradita anche lei, e dovette fuggire a causa delle leggi razziali», ha spiegato Marinelli. E l’attore ha scelto di rispondere a chi lo ha criticato per aver semplicemente detto che «interpretare Benito Mussolini è stato emotivamente complesso»: «Non mi sembra di aver detto nulla di brutto o di drammatico. Ho semplicemente parlato di una mia emozione, perché penso sia importante condividere le proprie emozioni. Sicuramente dipende anche dal fatto che è un personaggio reale, che ha rovinato un Paese. È stato un periodo terribile, in cui la gente è stata privata dei sogni e della libertà», ha confidato ai microfoni di Serena Bortone a «5 in Condotta» in onda su Rai Radio 2.

La serie tv “M-Il figlio del secolo” è da non perdere: grande prova di Luca Marinelli
Al «Corriere della Sera», Marinelli aveva infatti spiegato che Mussolini era stato il personaggio più difficile da interpretare: «Fino ad ora sì, perché quando scelgo un ruolo penso che la cosa più importante sia quella di sospendere il giudizio. È una cosa che ho imparato durante gli studi e che anche i grandi maestri mi hanno insegnato. Sospendere il giudizio, avvicinarsi il più possibile a quest’anima alla quale devi dare un corpo, che sia un personaggio della realtà o della fantasia. In questo caso è stata una cosa per me veramente dolorosa, veramente forte, che naturalmente mi aspettavo, ma non pensavo di vivere con tanta intensità. Non mi volevo avvicinare a Mussolini e purtroppo ho dovuto farlo. Questa sospensione del giudizio è stata abbastanza dolorosa per me e ha reso questo il personaggio più difficile da interpretare, per un discorso di etica». E ancora: «Interpretare Benito Mussolini è come aver visto la persona che non vuoi essere. Un viaggio artistico meraviglioso, umanamente ed eticamente per me devastante», ha spiegato Luca Marinelli, che non riesce a capacitarsi di come Mussolini possa ancora oggi risultare attraente per qualcuno: «Non lo so, perché per me non lo è mai stato. (…) Se qualcuno si mettesse veramente a capire cos’è il fascismo non potrebbe mai diventare fascista oggi».

A rendere ancora più accattivante la serie tv Marinelli/Mussolini che si rivolge direttamente allo spettatore
A rendere accattivante l’attesissima serie tv, prodotta da The Apartment, società del gruppo Fremantle, il fatto che Luca Marinelli/Benito Mussolini si rivolga direttamente allo spettatore, coinvolgendolo. Proprio come accadeva in House of Cards, in cui Kevin Spacey guardava in macchina quasi a confidarsi con il pubblico. Marinelli fa lo stesso, si confronta con lo spettatore, svela i suoi piani: «Noi che abbiamo spinto a calci il paese in guerra e l’abbiam condotto alla vittoria. Noi che abbiam versato il sangue per la patria, noi oggi fondiamo i fasci di combattimento per il futuro, l’avanguardia, la rivoluzione. Oggi nasce il fascismo», recita una delle battute iniziali della serie. Un progetto, «M-Il figlio del secolo», che si snoda tra il grottesco e il caricaturale. In che altra maniera sarebbe stato possibile portare sullo schermo il mostruoso che segnoreggia in Mussolini? È una storia di potere che disturba e la fotografia è volutamente oscura. Lo capiamo dal principio che è una vicenda fatta di violenza e barbarie, specie quando Marinelli, rompendo la quarta parete, esclama deciso: «Il fascismo, una creatura bellissima fatta di sogni, di ideali, di coraggio, di cambiamento, che conquisterà milioni e milioni di cuori. Son sicuro anche i vostri. Seguitemi, anche voi mi amerete. Anche voi diventerete fascisti».

L’invito a non lasciarsi sedurre dalla politica della paura
È il magnetismo del protagonista a far presa sul pubblico, il carisma di Luca Marinelli, che come dicevamo, ha messo in gioco tutto sé stesso. Riferendosi alla serie, il regista Joe Wright ha dichiarato di non credere che la visione convincerà mai un fascista ad abbandonare il fascismo: «Quello che mi interessa di più è parlare alle persone che si trovano nel mezzo, agli indecisi o a coloro che non ci hanno pensato granché, e presentargli la storia, sperando di incoraggiarli a pensarci di più e a non lasciarsi sedurre dalla politica della paura». Se «M-Il figlio del secolo» porterà poi qualcuno a documentarsi ancor di più su quella dolorosa pagina che è stata la dittatura fascista tanto meglio.





