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“Acqua che spacca il monte, che affonda terra e ponte”

Acqua che non si aspetta altro che benedetta
Acqua che porta male, sale dalle scale sale senza sale sale
Acqua che spacca il monte, che affonda terra e ponte

Citiamo il grande Faber per ricordare che 5 anni fa eravamo al computer, in una calda mattina d’estate (almeno al Sud) mentre nella sua Genova si consumava la tragedia del Ponte Morandi. Increduli, come milioni di italiani di fronte alle drammatiche immagini di quel viadotto sull’autostrada A10 che crolla all’improvviso, sotto la pioggia torrenziale, inghiottendo auto e furgoni. A 5 anni di distanza dalla tragedia non è stata ancora scritta la parole “fine” sui processi per accertare le responsabilità del crollo che causò 43 vittime e centinaia di sfollati.

Quello del ponte Morandi è un complesso iter giudiziario, caratterizzato da difficoltà intrinseche. Un considerevole gruppo di 170 testimoni, distribuiti su ben 84 udienze, ha partecipato alle udienze. Nel banco degli imputati figurano sessanta persone, tra rappresentanti delle istituzioni e manager delle aziende coinvolte nel disastro.

Autostrade e la sua ex-sussidiaria, Spea, specializzata in attività di manutenzione, hanno trovato una sorta di soluzione per uscire dal processo attraverso un patteggiamento, che ha comportato l’addebito di circa 30 milioni di euro. Tuttavia, l’iter giudiziario prosegue senza interruzioni per i singoli dirigenti delle suddette aziende. A loro è stata imputata la responsabilità, a diversi livelli, per le tragiche conseguenze del crollo.

Le accuse specifiche che pendono sui responsabili includono i reati di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo edificatorio intenzionale, mancata esecuzione di atti di competenza ufficiale, attentato alla sicurezza dei trasporti, falsificazione e deliberata negligenza nella messa in atto di dispositivi di protezione in ambiente lavorativo. Le indagini sono state condotte dei Pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, che sono stati recentemente affiancati da Marco Airoldi. L’ulteriore presenza in squadra è stata resa necessaria dalla profonda complessità del caso.

Nell’autunno di quest’anno dovrebbe essere aperto anche il processo, ancora in fase di istruzione, sui falsi rapporti di sicurezza. La sentenza per il procedimento principale per il crollo del Ponte Morandi tuttavia non arriverà prima del 2024, a quasi 6 anni di distanza dai fatti. Ne sarà passata ancora tanta di acqua sotto ai ponti, incluso il nuovo viadotto che ha sostituito il famigerato Morandi.