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Scurati in libreria con “M. L’ora del destino”: “Mussolini era un cinico”

«Quella guerra non è stata una guerra italiana. È stata una guerra fascista, in cui il fascismo ha trascinato l’Italia. Quella guerra, la seconda guerra mondiale, è a ben vedere la vera protagonista di “M. L’ora del destino», quarto capitolo della saga dello scrittore Antonio Scurati sull’ascesa e la caduta di Benito Mussolini. Il noto giornalista ne ha parlato in un’intervista concessa a «Fanpage»: «Nella seconda guerra mondiale c’è la tragedia dell’Italia e del popolo italiano, ma nelle sue caratteristiche peculiari noi stiamo stati trascinati in guerra dal fascismo. E ovunque, dalla Francia alla Grecia, dall’Albania alla Jugoslavia, sino al Nord Africa e all’Unione Sovietica, noi ci siamo andati da invasori e da aggressori. E ne siamo usciti ovunque sconfitti». Nell’ultimo libro sul duce, come anche negli altri tre precedenti, gli eventi narrati sono storicamente documentati o accompagnati da fonti originali, il che rende queste opere dei “romanzi-documentario”, come li ha definiti in passato lo stesso autore.

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Antonio Scurati torna in libreria con “M. L’ora del destino”

Perché Benito Mussolini voleva la guerra? «Perché voleva rivaleggiare con le vittorie di Adolf Hitler e della formidabile macchina da guerra nazista. Pur non avendo nessuna preparazione militare, né l’Italia, né tantomeno lui. L’unica cosa che può fare, Mussolini, è la mossa dello sciacallo», ha spiegato a «Fanpage» Antonio Scurati, che ha aggiunto: «La mossa di chi si precipita a occupare una parte dei Paesi sconfitti dai tedeschi, come la Francia o la Jugoslavia. O cercando di attaccare Paesi considerati facili da conquistare, come la Grecia, per non sembrare quel che in effetti eravamo, alleati del tutto subalterni alla Germania nazista. O per partecipare in modo del tutto marginale a operazioni altrui, come l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica». Il giornalista e docente di letterature comparate e di scrittura creativa all’Università IULM di Milano ha poi evidenziato: «A me risulta veramente incomprensibile che qualcuno oggi possa ancora pensare a Benito Mussolini come a un grande statista, quando – al di là di tutte le sue altre tantissime colpe – arriva al momento della tragedia la guerra mostrando un cinismo incredibile nei confronti del suo stesso popolo, dei nostri nonni e delle nostre nonne».

“Mussolini era un cinico, ha sacrificato il suo popolo”

Antonio Scurati a proposito del duce parla non a caso di cinismo: «Mussolini era perfettamente consapevole della totale impreparazione militare, industriale, economica e anche morale del popolo italiano. Perché sapeva che gli italiani non volevano combattere la seconda guerra mondiale, e di sicuro non volevano combatterla a fianco dei nazisti. Ma nonostante questo decide cinicamente e stupidamente, facendo un calcolo sbagliatissimo, di mandarci al macello. A morire e a uccidere». Il giornalista ha chiarito: «Nell’arco di un solo anno Benito Mussolini, dichiara guerra all’impero inglese, alla Francia, all’Unione Sovietica e agli Stati Uniti d’America. Sfida a viso aperto queste enormi potenze militari industriali, nonostante non fosse richiesto dai trattati d’alleanza con la Germania e il Giappone». Scurati lo spiega chiaramente: «Quando Hitler decide di scatenare l’operazione Barbarossa e di invadere la Russia nessun trattato chiede all’Italia fascista di Mussolini di affiancarlo. L’Asse prevede che se uno dei membri viene aggredito, gli altri devono andare in suo soccorso. E invece Mussolini, dopo essere rimasto umiliato da Hitler, che come sempre ha ordinato l’operazione senza nemmeno avvisarci – perché non ci teneva in nessuna considerazione e anzi temeva le nostre fughe di notizie – dice al suo genero e ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, che “noi dobbiamo essere lì”, che la cosa più importante è stare a fianco dei camerati tedeschi che marciano verso la vittoria. E inizia a scrivere a Hitler pregandolo di accettare un corpo di spedizione italiana. Hitler cerca di dissuaderlo in tutti i modi con argomenti tecnici. Ci sono le lettere, non è una mia opinione».

Antonio Scurati in libreria con “M. L’ora del destino”: le parole sull’occupazione coloniale italiana in Africa

Adolf Hitler «spiega che i sovietici hanno un carro armato di cui non non sospettavamo l’esistenza enorme con una blindatura molto spessa che soltanto i tank tedeschi di più grosso tonnellaggio riescono a perforare. In pratica, gli dice: voi non potete combattere questa guerra, perché non avete nemmeno una divisione corazzata. E non solo non avevamo divisioni corazzate: non avevamo nemmeno divisioni motorizzate. Capisci? Quest’uomo questo che per vent’anni aveva avuto il potere quasi assoluto, non solo aveva riempito l’Italia di una retorica fasulla dipingendoci come un popolo di guerrieri, come una riedizione degli antichi romani pronti a marciare sul mondo. Ma quando si trova di fronte alla realtà e scopre che l’Italia è militarmente nulla e industrialmente arretrata, sceglie ancora una volta la retorica pur di non smentirsi. E decide di mandare i suoi italiani, i suoi fascisti, a morire in una battaglia di carri armati senza carri armati», ha dichiarato Antonio Scurati. Non solo vittime, ma anche carnefici: Hitler, tramite Ribbentrop, aveva chiesto agli italiani di andare a combattere. L’unico luogo dove ci voleva era l’Africa, dove i fascisti avevano un impero costruito sugli eccidi e sui massacri della popolazione civile. A proposito dell’occupazione coloniale italiana in Africa, Scurati ha detto: «È la parte più sciagurata, se vogliamo la più disperata del fallimento del fascismo». E gli effetti per il giornalista arrivano fino ad oggi: «Se voi guardate la mappa della Libia, là dove c’erano i campi di concentramento fascisti, oggi ci sono i campi di concentramento dove i trafficanti di uomini libici finanziati dalla Comunità europea rinchiudono i migranti e li torturano», ha scandito l’autore a «Fanpage».

“I morti non soltanto pesano, ma i morti ritornano“, diceva Turati

Parlando del presente Scurati ha detto: «C’è una bella frase di Filippo Turati, grande patriarca del socialismo umanitario milanese che commemorando Giacomo Matteotti dopo che fu barbaramente ucciso dai sicari fascisti: quella frase dice che ‘i morti non soltanto pesano, ma i morti ritornano’. Lui lo diceva di Matteotti. Ma io temo che sia vero anche per Benito Mussolini. E infatti, come avete raccontato bene anche voi di Fanpage, c’è una gioventù fascistoide che si muove nei partiti di massa che oggi governano l’Italia e che temo si apprestano a governare l’Europa». Non è che lo scrittore, vincitore del Premio Strega, veda i fascisti ovunque: «Non penso che sia tornato il fascismo, né che tornerà. Però penso che il populismo sovranista che ci governa erediti parte della cultura politica fascista. Un populismo sovranista che condivide con il fascismo il culto della personalità del Capo».

Ecco cosa Antonio Scurati si augura per il 25 aprile

Nel dettaglio: «Il primo assunto di ogni populismo è che il suo leader affermi implicitamente o esplicitamente: “Io sono il popolo, e il popolo sono io”. Ma se si stabilisce l’equazione leader uguale popolo, il Parlamento diventa inutile, superfluo, obsoleto, corrotto. Nessun’altra autorità o potere dello Stato viene riconosciuto. Il Presidente della Repubblica non ci serve più, la magistratura non ci serve più. Che vogliono sti intellettuali? Zitti! Quando arrivi a quel punto hai solo due possibilità: puoi adorarlo e tributargli un culto. Oppure alla fine, quando le cose vanno male, massacrarlo. E senza andare a scomodare Piazzale Loreto e l’orrendo scempio che fu fatto del corpo di Mussolini, pensate a tutti i leader carismatici che sono saliti improvvisamente nei sondaggi e sono stati buttati a mare nel giro di pochi mesi. Di destra, centro, sinistra, senza distinzioni». L’intervista si è conclusa con un augurio in vista del prossimo 25 aprile: «Quel giorno vorrei dare alle stampe il quinto e ultimo volume della saga di M. Quello dipende da me dal mio editore, ma vorrei fosse il mio contributo al prossimo 25 aprile, ma non escludo che se me lo fanno fare potrei anche sconfinare in un altro medium».

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