Ora hanno un volto, almeno nei contorni. E un passato che pesa come un macigno. Sono una donna di circa 40 anni e la sua bambina di appena sei mesi, entrambe originarie dell’Est Europa, le due vittime del ritrovamento che sabato pomeriggio ha trasformato Villa Doria Pamphili in uno scenario da incubo. Erano le 16 quando un passante ha scorto un sacco nero abbandonato tra i cespugli, non lontano da via Leone XIII. A poca distanza, su un tappeto di foglie secche, giaceva la neonata completamente nuda. In poche ore, il polmone verde di Roma è diventato teatro di un’indagine complessa, chiuso dai nastri gialli della scientifica e ingombro di interrogativi ancora senza risposta.
Duplice omicidio aggravato: la Procura cerca un uomo
L’inchiesta, coordinata dal pm Antonio Verdi con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, è formalmente aperta per duplice omicidio aggravato. Al centro dell’attenzione c’è un uomo che, secondo alcuni testimoni, sarebbe stato visto più volte in compagnia della donna e della piccola nei giorni precedenti. Lo descrivono con un volto sottile, accento straniero, camminata agitata. Portava con sé un passeggino chiuso, vuoto, come svuotato anche lui di senso.
Autopsia anticipata: i primi elementi
Sabato sera è stata disposta un’autopsia lampo, per provare a spezzare il buio. Sul corpo della donna non sono stati rilevati segni evidenti di violenza: nessuna ferita da arma da taglio o da fuoco, nessun livido compatibile con strangolamento. Un arresto cardiaco? Una possibile intossicazione? Il tossicologico darà risposte. Diverso, purtroppo, il quadro per la neonata: un trauma alla nuca lascia pensare a un colpo, inferto poco prima o subito dopo l’abbandono. Gli investigatori ipotizzano che l’uomo possa averla tenuta con sé per ore, in stato confusionale, prima di lasciarla a terra. Il caldo torrido di giugno ha accelerato la decomposizione, complicando la determinazione dell’orario esatto della morte. Gli esperti lavorano su analisi entomologiche e dati meteo per ricostruire la linea temporale.
La scena del crimine: un’impronta sul sacco
La polizia scientifica ha effettuato un secondo sopralluogo nelle ore successive. Nessuna traccia di trascinamento: né solchi nel terreno né vegetazione smossa. I corpi sono stati verosimilmente deposti già privi di vita. Un’impronta parziale rilevata sul sacco potrebbe appartenere al sospettato. Il DNA, però, non ha trovato riscontri nei database italiani. Si cercano incroci nei registri internazionali, soprattutto dell’Est Europa, da Ungheria e Romania. Il caso ha colpito nel cuore la capitale: l’orrore non ha bisogno di periferie, può nascondersi dietro un vialetto alberato a due passi dal Vaticano.
Le domande aperte
Restano diversi misteri:
- Come è morta la donna? Se verranno trovate tracce di sostanze, si aprirà l’ipotesi dell’avvelenamento, volontario o accidentale.
- Chi è l’uomo ricercato? È il padre della bambina? Un compagno saltuario? Un passante trasformatosi in testimone muto?
- Perché due luoghi diversi? Un modo per sviare le indagini o un tentativo disperato di attirare attenzione sulla piccola, nella speranza che qualcuno la trovasse?
Il parco, intanto, tace. Solo il frinire delle cicale rompe l’afa. Ma tra i tigli di Villa Pamphili resta sospesa un’ombra in più, un buio che nemmeno il sole impietoso di giugno riesce a dissipare.





