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L’autopsia della donna trovata morta con la neonata: cosa si scopre

Nessun segno di violenza, nessuna ferita visibile, nessuna identità certa. L’autopsia sul corpo della donna rinvenuta senza vita sabato 7 giugno a Villa Pamphili, a Roma, non ha evidenziato lesioni esterne. Un dato che, invece di fornire risposte, alimenta ulteriormente il mistero attorno a una vicenda che ha già scosso profondamente l’opinione pubblica.

Il corpo in un sacco nero, accanto a una neonata

Il ritrovamento è avvenuto nel cuore di una delle aree verdi più frequentate della capitale. La donna, dall’età apparente di circa 40 anni, giaceva all’interno di un sacco nero, abbandonato a terra. Poco distante, una neonata, avvolta in una coperta. Entrambe prive di vita. Nessun segno di colluttazione, nessuna ferita d’arma da taglio o da fuoco, nessuna traccia evidente di trascinamento sul terreno.

Gli agenti della scientifica, che domenica hanno effettuato un secondo sopralluogo nella zona, non hanno rilevato tracce compatibili con un trasporto forzato dei corpi. Tutto lascia intendere che madre e figlia siano state lasciate lì, senza vita, nello stesso punto in cui sono state ritrovate.

Autopsia anticipata, in attesa dei risultati tossicologici

Inizialmente prevista per martedì 10 giugno, l’autopsia è stata anticipata a domenica sera, nel tentativo di accelerare l’identificazione della donna e fare luce sulla causa della morte.

Ma le prime analisi non hanno prodotto svolte investigative: il cadavere era già in stato di avanzata decomposizione, a indicare che la morte potrebbe risalire ad almeno una settimana prima. Gli accertamenti tossicologici, che richiederanno più tempo, potrebbero chiarire se la donna abbia assunto sostanze o se siano presenti tracce di avvelenamento.

Nessuna corrispondenza in banca dati

Il dato che complica ulteriormente l’indagine è uno: le impronte digitali della donna non sono presenti nei database delle forze dell’ordine. Nessuna fotosegnalazione, nessun precedente penale, nessuna denuncia di scomparsa compatibile. In breve, la donna non esiste per lo Stato italiano. Le autorità stanno esplorando altre strade per arrivare all’identificazione: controlli incrociati con i registri sanitari, il test del DNA, e l’analisi di eventuali segnalazioni di scomparsa arrivate da Paesi dell’Est Europa.

Il legame madre-figlia confermato dal DNA

Un punto fermo però c’è: la donna e la neonata erano madre e figlia. Lo hanno stabilito le analisi genetiche. Una conferma che sposta il caso verso lo scenario di un duplice omicidio o, come ipotizza una delle piste investigative, di un infanticidio seguito da suicidio, anche se per ora non ci sono elementi concreti per supportare questa seconda ipotesi.

Si cerca un uomo dell’Est Europa

Tra le poche segnalazioni arrivate agli inquirenti, una in particolare ha attirato l’attenzione degli investigatori: alcuni ragazzi avrebbero riferito di aver visto un uomo con un fagotto aggirarsi nei pressi del parco. L’uomo, descritto come originario dell’Est Europa, è ora al centro delle ricerche. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, con il pm Francesco Cascini e il supporto del Servizio Centrale Operativo (SCO), che ha mappato l’area in cui sono stati ritrovati i corpi. Il perimetro dei rilievi è stato esteso e sono in corso verifiche anche su telecamere di sorveglianza della zona e sui mezzi pubblici, nella speranza di ottenere immagini utili.

Un caso ancora senza volto

La vicenda di Villa Pamphili resta, per ora, una storia di assenza: di identità, di movente, di testimoni. Restano un sacco nero, una bambina, e una donna senza nome. E un parco che, da scenario di passeggiate e giochi, è diventato teatro di un mistero inquietante. Le prossime ore saranno decisive, ma il silenzio intorno a questa tragedia pesa più delle parole.