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Usa, stop delle armi all’Ucraina: in preparazione una telefonata Trump-Zelensky

L’America di Donald Trump comincia a chiudere i rubinetti. Non ufficialmente, non ancora del tutto, ma abbastanza da far scattare l’allarme a Kiev. La Casa Bianca ha autorizzato la sospensione di alcune forniture militari cruciali, inclusi i sistemi di difesa aerea Patriot. Il motivo? Preservare le scorte dell’arsenale statunitense, almeno secondo la versione ufficiale. Per l’Ucraina, alle prese con una guerra logorante e quotidiani attacchi russi, è un colpo durissimo. Tanto che il governo guidato da Volodymyr Zelensky ha immediatamente convocato l’inviato americano per chiedere spiegazioni. La decisione è stata definita da Kiev “disumana”, e la risposta è arrivata sotto forma di una proposta: comprare o noleggiare direttamente quelle armi, se Washington non vuole più fornirle gratuitamente.

Mosca applaude, Kiev si difende

Mentre l’Ucraina tenta di mediare per non perdere il sostegno del suo principale alleato, il Cremlino festeggia. Dal fronte russo si parla apertamente di “passo verso la pace” – che, letto tra le righe, significa una guerra più semplice da vincere per Mosca, con un’Ucraina meno protetta. In un discorso serale alla nazione, Zelensky ha cercato di rassicurare: “Stiamo lavorando con gli Stati Uniti su tutti i dettagli del supporto alla difesa”, ha detto, rilanciando l’obiettivo primario: proteggere il popolo ucraino, a ogni costo. Intanto il consigliere per la sicurezza Andrii Sybiga ha messo nero su bianco: le armi anti-aeree servono subito, e se non arriveranno in dono, Kiev è pronta a comprarle o prenderle in leasing.

Bombe e droni: la guerra non aspetta

Ma la diplomazia è lenta, mentre i missili e i droni non lo sono affatto. Nelle stesse ore in cui a Washington si discute su quanto aiutare l’Ucraina, le forze russe hanno colpito duro. Un raid a Poltava, nell’Ucraina centrale, ha ucciso due civili e ferito almeno undici persone. Le esplosioni hanno danneggiato infrastrutture civili, incluso un ufficio di leva militare, andato a fuoco. Un altro colpo ha incendiato una proprietà residenziale privata, secondo quanto riferito dalle autorità locali e dall’esercito ucraino.

La notte dei droni

E non è finita. Nella notte tra il 2 e il 3 luglio, le truppe russe hanno lanciato 52 droni d’attacco, in buona parte modelli iraniani Shahed. Le difese ucraine sono riuscite a intercettarne e abbatterne 40, ma Odessa è stata colpita: un edificio residenziale ha preso fuoco tra il settimo e il nono piano, e quattro persone sono rimaste ferite. Secondo l’Aeronautica militare ucraina, gli attacchi hanno riguardato principalmente le regioni del sud e del nord del Paese, mentre a Kiev si sono udite esplosioni nella tarda serata, seguite da manovre di difesa aerea nella capitale.

Zelensky-Trump: telefonata in arrivo

A valle di questo nuovo scenario di tensione, si lavora ora a una telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, come riportato da Politico. L’obiettivo è chiaro: capire quanto la nuova amministrazione americana intenda ancora sostenere la difesa ucraina. Un diplomatico europeo ha rivelato che “gli Stati Uniti stanno informando oggi Kiev” e che “la telefonata sarà organizzata a breve”. Per ora, la linea ufficiale della Casa Bianca resta ambigua: supportare la difesa ucraina “resta una priorità”, ma la lista delle armi effettivamente in arrivo si accorcia.

Il fronte occidentale scricchiola

Dietro le quinte, la partita che si sta giocando è tanto politica quanto strategica. La frenata americana non è solo una questione di logistica o di risorse, ma riflette un cambiamento più ampio nella postura della nuova leadership statunitense. E se la guerra in Ucraina finora si è retta sul sostegno compatto dell’Occidente, le crepe nella diga cominciano a farsi visibili. Il rischio, per Kiev, è di ritrovarsi più sola proprio mentre Mosca intensifica i suoi attacchi. E in quel caso, non basterà una telefonata a invertire la rotta.