Mentre l’attenzione globale è puntata sul conflitto tra Iran e Israele e sulle tensioni legate al programma nucleare iraniano, Vladimir Putin torna a far tremare l’Europa dell’Est. Le sue dichiarazioni, rese pubbliche durante un forum economico a San Pietroburgo, non lasciano spazio a interpretazioni: «Tutta l’Ucraina è nostra». Un’affermazione che ha colto molti di sorpresa e che segna un’evidente escalation. «Ovunque vada il soldato russo è nostro», ha dichiarato il presidente russo, mentre le sue truppe cercavano di avanzare verso la città di Sumy, ben oltre le quattro regioni ucraine che aveva annesso illegalmente nel 2022. Il tempismo non è casuale: mentre la comunità internazionale è distratta da altri focolai, Mosca torna a puntare alla conquista integrale del territorio ucraino.
Mosca avanza, l’Ucraina perde terreno
Lunedì, le forze russe hanno dichiarato di aver conquistato l’ultima porzione di Luhansk, regione orientale dell’Ucraina che già dal 2014 era in gran parte sotto il controllo di Mosca. Se confermata, si tratterebbe della prima regione completamente occupata dalla Russia dopo l’annessione della Crimea. Ma le ambizioni di Putin non si fermano lì. Secondo fonti locali e analisi del The Telegraph, le truppe russe avrebbero conquistato anche un villaggio nella regione di Dnipropetrovsk, un’area che finora non era mai stata toccata da invasioni via terra. Sumy e Kharkiv, nel nord, sono nuovamente sotto pressione, con decine di migliaia di soldati russi ammassati lungo il confine.
Colloqui di pace al palo, Putin rilancia
Nel frattempo, i negoziati di pace sembrano in stallo. Dopo i tentativi falliti di Donald Trump, Putin ha definito i colloqui «lontanissimi» dal successo. I due round avvenuti tra maggio e giugno si sono conclusi con risultati minimi, come lo scambio di prigionieri e il rimpatrio dei caduti, senza toccare i nodi principali del conflitto. La decisione di annettere Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhia nel 2022 era già stata letta come un tentativo di Mosca di ridimensionare le sue ambizioni. Ma ora, secondo gli analisti, Putin sembra tornato all’idea originaria: riprendersi l’intera Ucraina.
Una nuova escalation: Sumy e Kharkiv nel mirino
Un segnale chiaro è arrivato già a maggio, quando Putin ha visitato Kursk, vicino al confine ucraino, e ha ordinato la creazione di una “zona cuscinetto” di 30 km. Una mossa apparentemente difensiva che, secondo Angelica Evans, analista dell’Institute for the Study of War, è servita a «reintrodurre nel discorso pubblico l’idea di conquistare città ucraine storicamente russe».
Attacchi civili in aumento e droni a raffica
Il cambio di passo militare si riflette anche sul fronte interno ucraino. A giugno, gli attacchi russi con droni a lungo raggio sono aumentati del 36,8% rispetto a maggio, secondo dati AFP. Sono stati 5.438 i droni d’attacco lanciati contro il territorio ucraino, cifra record dall’inizio dell’invasione. Gli attacchi mirano a logorare le difese aeree e a spezzare il morale della popolazione. A Kiev, 18 persone sono morte in un missile che ha colpito un condominio. Nella regione di Dnipropetrovsk, 17 vittime viaggiavano su un treno civile.
Dachne, un segnale inquietante per Zelensky
Particolarmente allarmante per Kiev è la possibile conquista del villaggio di Dachne, nella regione di Dnipropetrovsk. In oltre un decennio di guerra con i separatisti, l’Ucraina non aveva mai combattuto lì. Il terreno pianeggiante e la scarsa urbanizzazione faciliterebbero un’avanzata rapida delle truppe russe, che ora si muovono al ritmo più sostenuto da novembre 2023.
Una mappa che si colora di rosso
Secondo l’Institute for the Study of War, l’esercito russo ha conquistato:
- 588 km² di territorio a giugno
- 507 km² a maggio
- 379 km² ad aprile
- 240 km² a marzo
Un ritmo crescente che, però, manterrebbe il conflitto attivo per oltre 70 anni se si volesse conquistare tutto il paese con questa velocità. Durante i negoziati di Istanbul, i russi avrebbero messo sul tavolo una minaccia chiara: se Kiev non accetterà le condizioni di Mosca, Sumy e Kharkiv saranno annesse. Lo stesso Vladimir Medinsky, emissario del Cremlino, ha affermato che la Russia è pronta a combattere «per tutto il tempo necessario».
Washington: “È Mosca che non vuole la pace”
Anche alcuni esponenti americani iniziano a sollevare dubbi sulla volontà reale di Mosca di arrivare a un accordo. Keith Kellogg, inviato di Trump per Russia e Ucraina, ha accusato il Cremlino di boicottare i negoziati. «Putin sta solo prendendo tempo mentre bombarda civili», ha dichiarato. Gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco immediato e l’apertura di colloqui trilaterali, ma il nuovo corso russo, fatto di conquiste territoriali e attacchi indiscriminati, sembra andare in direzione opposta. Il piano di Putin sta cambiando pelle: non più solo difendere ciò che ha preso, ma andare oltre, molto oltre. E con l’Occidente distratto, il rischio è che ci riesca.





